Il ricordo
I giorni di Carlo Verardi
di GIANFRANCO GILARDI
Siamo immersi da tempo in una fase di progressiva erosione del principio di legalità.
Non si tratta soltanto del disconoscimento del valore formale delle leggi, della validità delle procedure legalmente svolte e della vincolatività dei loro esiti, ma della negazione degli stessi valori sostanziali sottesi al principio di legalità, che si pretenderebbe di rimodellare secondo canoni di convenienza e di opportunità personale, collocandone la legittimazione al di fuori delle sedi e delle regole che ne governano la formazione per spostarla verso fonti di investitura esterna che prescindono da esse e ad esse possono contrapporsi.
In che misura siano effettivamente in gioco aspetti fondamentali della democrazia non è dato sapere con precisione; ma il fatto che tali trasformazioni passino inavvertite per gran parte della collettività e che, addirittura, intorno ad esse si sia andato formando un diffuso “senso comune” di condivisione ed approvazione, dovrebbe mettere in guardia circa i rischi che si stanno correndo, poiché è anche da questa mancata presa di distanza e da questo nuovo “senso comune” che può maturare il declino dei valori sostanziali cui le leggi – a partire dalla Carta fondamentale - sono preordinate con tutto ciò che ne consegue in termini di tutela del lavoro, della salute, dell’ambiente, dei soggetti deboli e svantaggiati in quelle forme di discriminazione e intolleranza mai realmente sconfitte e che ogni giorno tornano a galla nelle occasioni più diverse.
In un clima siffatto, è naturale (anche se non inevitabile) che la giurisdizione, in quanto tramite fondamentale dell’attuazione dei principi di legalità e di uguaglianza, diventi un bersaglio e sia vista come un avversario da quanti invocano l’immunità da controlli, in omaggio ad un’idea di rappresentanza che – per la diffusività stessa insita nelle forme molteplici della rappresentanza – determinerebbe la disgregazione dello stesso Stato di diritto.
Ma quanto più forti e ripetuti sono gli attacchi all’esercizio indipendente ed imparziale della giurisdizione, tanto più ne risulta confermata la funzione di ineliminabile garanzia per la vitalità democratica di un paese, per l’ordinato sviluppo della vita sociale, per la tutela delle persone e dei loro diritti.
E nella consapevolezza di quanto la giurisdizione sia ancora salda, nonostante gli attacchi che subisce, le cose che mancano e quelle che le vengono fatte mancare, è necessario restare uniti intorno alla funzione che ne costituisce il fondamento ed alla trama dei valori che essa racchiude, poiché è proprio la salvaguardia dei diritti e della dignità delle persone il nuovo/vecchio orizzonte a cui occorre dedicarsi.
E’ anche e proprio così – con l’impegno quotidiano volto a mantener vivi il senso e la speranza della giustizia, a rimettere in campo il metodo del dialogo e del reciproco rispetto come strumenti di ogni serena discussione, a ristabilire i principi di lealtà e verità sistematicamente offesi ormai, nella paludosa realtà dell’esperienza politica italiana, nei dibattiti televisivi e sui mezzi di comunicazione, in quel clima di costante e pregiudiziale contrapposizione che sta inquinando ogni nostra giornata - che si contribuisce a costruisce, a dispetto di ogni difficoltà, un progetto capace di coniugare diritti, qualità delle giustizia e responsabilità dell’organizzazione.
E’ ciò a cui sicuramente ci avrebbe spronato Carlo Verardi, che sento e sentiamo sempre vicino a noi con la forza inesauribile delle sue parole, del suo esempio, del suo sorriso, della fiducia salda e incrollabile che ha saputo portare in ogni cosa e che ancora riesce a comunicarci, fresca ed immutata.
Ciao, Carlo, mio carissimo amico, amico nostro immensamente caro.
16 settembre 2013
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