Il programma

Le proposte di AREA per il C.S.M. DEL 2014

di Esecutivo di Magistratura Democratica

Dieci punti per cambiare l’autogoverno

Il
CSM che vogliamo non è un organo burocratico di alta amministrazione,
ma un organo autorevole, capace di dialogare alla pari con le altre
figure istituzionali per indicare le linee guida sui grandi temi della
giustizia e dell’organizzazione del sistema giudiziario.

Il
governo autonomo, posto a tutela dell’indipendenza e dell’autonomia
della magistratura, è un valore nella misura in cui realizza una
giurisdizione a tutela dei valori costituzionali; non si esaurisce nelle
decisioni sui profili organizzativi e sullo status dei magistrati e non
persegue un’efficienza formale, numerica, fine a sé stessa, ma deve
creare le condizioni per consentire alla giurisdizione di realizzare in
concreto i principi di uguaglianza e di giustizia sociale affermati
dalla nostra Costituzione. Siamo per un autogoverno diffuso, praticato
dal basso: in cui ogni magistrato partecipi alle scelte organizzative
dell’ufficio in cui lavora e ai relativi momenti valutativi; in cui i
componenti del CSM siano in collegamento costante con i consigli
giudiziari e con il territorio in modo da avere effettiva conoscenza
delle peculiarità di ciascun ufficio e sia garantita continuità
d’azione; in cui i consiglieri adottino un metodo di lavoro che
valorizzi la collegialità.

Vogliamo un autogoverno trasparente,
in ogni suo aspetto decisionale e che sia in grado di valorizzare la
professionalità e l’impegno dei colleghi. In particolare

1)
 Sulle nomine dei direttivi e su ogni procedura comparativa, ci
impegniamo ad intervenire sulla normativa secondaria in modo da
garantire tempi più stringenti e certi, l’adozione di parametri
oggettivi e verificabili, la pubblicità delle procedure, la tempestiva
divulgazione, motivata, delle delibere per la più agevole
“leggibilità” di ciascuna decisione del CSM. Ci impegniamo a
contrastare ogni logica correntizia o comunque estranea alla
individuazione secondo criteri predeterminati nelle cd. nomine a
pacchetto, proponendo le necessarie modifiche regolamentari.

2)
 Siamo per valutazioni di professionalità che costituiscano
principalmente strumento per valorizzare il profilo e riconoscere le
attitudini dei magistrati, e siano al tempo stesso strumento idoneo per
segnalare le criticità ed inefficienze di chi non assicura adeguato
esercizio della funzione. In questa prospettiva, non ci limiteremo solo
ad esigere dai dirigenti degli uffici rapporti più dettagliati e
ancorati a dati obiettivi e concreti, ma ci impegneremo ad ampliare le
fonti di conoscenza e a valorizzare tutti gli strumenti che consentano
il superamento di un approccio burocratico alla valutazione, nonché a
promuovere tecniche omogenee di redazione dei pareri da parte dei
Consigli Giudiziari, che consentano una effettiva valutazione
comparativa tra magistrati provenienti da diverse aree territoriali e
giudiziarie. Da altra prospettiva riteniamo inderogabile rendere
effettive le valutazioni sulle conferme dei dirigenti, che non devono
essere un passaggio scontato e rituale ma la reale verifica delle
capacità organizzative e di direzione dimostrate nel quadriennio.

3)
 Ci impegniamo a contrastare un uso del procedimento disciplinare in
chiave di politica giudiziaria, ingiustamente rigoroso sui ritardi di
magistrati che lavorano in condizioni difficili e paradossalmente timido
e prudente nel sanzionare le condotte opache. In ogni caso, nella
valutazione dei ritardi, occorrerà esaminare preliminarmente la
capacità organizzativa dei dirigenti e le concrete condizioni di
lavoro; intendiamo proporre un riesame della normativa secondaria con
particolare riferimento alla individuazione, nei limiti concessi dalla
normativa primaria, di specifiche esimenti (quali gravi condizioni di
salute, peculiarità dell’ufficio, etc.) atte ad incidere sulla
valutazione disciplinare.

4)  Intendiamo assicurare
l’effettività del sistema tabellare a garanzia dell’indipendenza dei
magistrati, attraverso la partecipazione diffusa alla formazione dei
provvedimenti organizzativi e con una semplificazione del procedimento per ridurre al massimo i tempi tra l’adozione dei provvedimenti organizzativi e la loro concreta operatività.

5)  Per rendere effettivo l’autogoverno in tema di valutazioni di professionalità, di decisioni disciplinari
e organizzazione degli uffici, riteniamo indispensabile la piena
realizzazione di un sistema di rilevazione dei dati statistici completo e
omogeneo per tutto il territorio nazionale, che sia gestito dal CSM ed
accessibile a tutti i magistrati.

6)  Promuoviamo un
modello di Procuratore della Repubblica che sappia assicurare una
gestione condivisa, trasparente e partecipata dell’ufficio, declinata in
modo compatibile con la difesa dell’autonomia ed indipendenza interna
del singolo Sostituto. L’attribuzione al Procuratore della titolarità
dell’azione penale e di poteri di indirizzo e coordinamento non può
significare assenza di controllo tempestivo da parte degli organi di
autogoverno. Ci impegniamo ad affermare i principi costituzionali ed a
percorrere tutti gli spazi interpretativi che l’ordinamento e il sistema
processuale consentono, al fine di assicurare documenti e variazioni
organizzative che garantiscano un corretto esercizio dell’azione penale e
criteri di assegnazione degli affari chiari e predeterminati. Riteniamo
correttamente motivata la revoca dell’assegnazione solo nei casi di
violazioni oggettive dei criteri predefiniti dal dirigente, di scorretto
esercizio dell’azione penale, ovvero di attività del Sostituto in
contrasto con “l’evidenza processuale e giurisprudenziale”.

7)
 L’informatizzazione del processo – civile e penale – è uno strumento
imprescindibile per il miglioramento del servizio giustizia; in questa
prospettiva, il CSM deve adoperarsi affinché siano garantite le
necessarie risorse di mezzi e personale in modo omogeneo in tutti i
distretti, e deve vigilare sui possibili conseguenti aggravi delle
condizioni di lavoro dei magistrati. Per il processo civile occorrono
iniziative volte a consentire ai colleghi una più realistica
riorganizzazione dei ruoli, anche attraverso l’individuazione di giusti
carichi di lavoro. Spetterà anche al CSM di sollecitare al legislatore
l’adozione di interventi normativi necessari per una complessiva
razionalizzazione del processo civile nella direzione di un rito il più
possibile unitario e flessibile, da espletare nelle diverse fasi con
l’assistenza di un vero e proprio “ufficio per il processo”.

8)
 Ci impegneremo affinché il CSM, nel massimo rispetto dell’autonomia
formativa della Scuola, e quindi nella prospettiva di un completo ed
effettivo trasferimento a quest’ultima di tutte le competenze in materia
di formazione già esercitate dalla Nona Commissione, non si limiti ad
impartire le linee guida biennali, ma ne riscontri anche l’attuazione
concreta. Dovrà essere verificata la rispondenza delle sessioni
dedicate ai Mot alle reali esigenze formative, e procedersi al
monitoraggio dei nuovi moduli della Formazione territoriale. Appare
opportuno segnalare l’esigenza di una maggiore graduazione dei progetti
formativi, anche in relazione alle specifiche anzianità dei magistrati
nel ruolo e nelle funzioni.

9)  Gli incarichi fuori
ruolo, che certamente possono contribuire ad accrescere il patrimonio
culturale e professionale del magistrato, non devono rappresentare
occasione per “una fuga dalla giurisdizione”, ne’ la via per favorire
percorsi individuali preferenziali. Ci impegniamo perciò ad affrontare
le decisioni sui fuori ruolo affinché tali esperienze siano occasioni
per contribuire a rendere un servizio utile, sebbene da altra
prospettiva, alla giurisdizione, e non parte di anomale carriere
parallele, e riteniamo che nelle nomine e nel conferimento degli
incarichi debba assuma valore prevalente la valutazione dell’effettivo
esercizio delle funzioni negli uffici giudiziari.

10)Le
risorse a disposizione del sistema giustizia sono del tutto
insufficienti; le procedure sono inadeguate e tardano le necessarie
riforme; per affrontare in modo trasparente ed efficace gli enormi
carichi di lavoro degli uffici giudiziari, riteniamo indispensabile la
promozione di criteri di priorità nella trattazione degli affari che,
nell’ambito di una direttiva quadro consiliare, responsabilizzi i
dirigenti e renda effettivo il dialogo fra uffici di primo e secondo
grado per la migliore ed efficiente organizzazione del servizio.

Il Coordinamento di Area e i candidati
Ercole Aprile, Antonello Ardituro, Lucio Aschettino, Nicola Clivio, Valerio Fracassi, Piergiorgio Morosini, Fabio Napoleone


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23/05/2014

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