Il dovere di fare chiarezza

Vaccinazione e certificazione verde

Il dovere di fare chiarezza

Ogni critica rappresenta l’anima del confronto e deve perciò essere sempre tenuta in considerazione: anche se aspra, caricaturale o persino oltraggiosa. Ma altra e diversa cosa dalla critica è l’attribuzione di pensieri ed opinioni mai espressi, per giunta contrari a verità. Quando ciò accade, l’informazione si trasforma in menzogna e la “notizia” in artificio ingannevole, falso ed infamante.

Per un gruppo associato della magistratura le critiche sono il sale del confronto: le teniamo in considerazione anche quando sono aspre, persino quando sono caricaturali ed oltraggiose. Prendere la parola nel dibattito pubblico, infatti, significa accettare il contraddittorio anche quando questo è iniquo e produce effetti deformanti il tuo pensiero.

Ma quando i toni lividi sono agganciati ad un’opinione che ti viene attribuita senza che tu l’abbia mai espressa, l’informazione si trasforma in menzogna e la conseguente critica in un artificio ingannevole ed infamante.

È questo il trattamento che ci ha riservato Il Giornale, dapprima con un articolo a firma di Luca Fazzo pubblicato il 14 agosto 2021, in prima pagina, che aveva come occhiello “Chiamata alla rivolta”, come titolo “GOLPE DEI MAGISTRATI CONTRO IL GREEN PASS”, come sottotitolo “Le toghe rosse di Md: «È una misura anticostituzionale, non va applicata. Il rifiuto dei no vax è da proteggere»”

L’articolo metteva sull’allerta il lettore, affermando che fosse in corso “una crociata delle toghe rosse contro il certificato verde”, in quanto Magistratura democratica stava contrastando le indicazioni istituzionali, reclamando il “dovere di non applicarlo”, al punto che si era giunti ad un vero e proprio “appello di Md” contro una misura anticostituzionale. 

Si tratta del seguito di una campagna di fake news contro Magistratura democratica e la rivista Questione Giustizia, che la prima promuove.

Nell’ambito della condivisa necessità di dare spazio ad un contraddittorio di opinioni sui temi più attuali che riguardano i diritti, la rivista aveva infatti pubblicato anche un documento a firma dell’Osservatorio permanente per la legalità costituzionale, a favore delle tesi “no green pass”. In un successivo editoriale, il direttore di Questione Giustizia aveva ribadito la posizione della rivista favorevole alla vaccinazione, spiegando le ragioni della pubblicazione in un contraddittorio di opinioni diverse sul tema.

Questo non era bastato per impedire che un’onda informativa, portata avanti da plurimi siti privi di struttura, attribuisse a Questione Giustizia e di riflesso a Magistratura democratica posizioni “no green pass”.

Abbiamo reagito, chiedendo ed ottenendo rettifiche, pubblicando su Facebook, Twitter e sul sito internet di Md la nostra posizione favorevole alla vaccinazione. 

Nonostante ciò, con l’articolo citato, Il Giornale ha continuato ad attribuirci una posizione “no green pass” e, soprattutto, sulla base di questa falsa rappresentazione ci ha attribuito iniziative golpiste, indicandoci come impegnati in una crociata a tutela dei diritti dei “no green pass”, contro le indicazioni delle più autorevoli istituzioni del Paese.

Abbiamo chiesto a Il Giornale una rettifica, ai sensi della legge sulla stampa, ed un’intervista ad un nostro dirigente per fare verità sulla posizione del gruppo. Quel quotidiano, il giorno successivo, ha relegato la rettifica ad un trafiletto nelle ultime pagine ed ha rincarato la dose, rilanciando l’azione diffamatoria con un articolo, sempre a firma di Luca Fazzo, recante nell’occhiello “Così le toghe rosse volevano sabotare anche gli altri dpcm” e nel titolo “Così la toga rossa già un anno fa voleva boicottare le misure antivirus”. In sostanza, si riportavano le affermazioni di un magistrato, falsamente indicandolo come un “esponente di Magistratura democratica”.

La gestione della richiesta di rettifica ha svelato il doloso intento diffamatorio de Il Giornale a danno di Magistratura democratica, rappresentata all’opinione pubblica, sulla base di falsi presupposti, come un gruppo di magistrati impegnato in una crociata golpista, dedito al sabotaggio delle normative vigenti, pronto a sollecitare i cittadini alla rivolta. E lo si è fatto su un tema di grande sensibilità sociale, sul quale intensa è l’attenzione dell’opinione pubblica, al fine di precostituire falsi pregiudizi sul conto di Magistratura democratica, incrinando così la sua capacità futura di essere riconosciuta interlocutrice affidabile e credibile nel dibattito pubblico sul tema dei diritti.

Abbiamo provato a rappresentare la nostra posizione rivolgendoci a Il Giornale. Ma la risposta è stata quella che abbiamo descritto. Non abbiamo, dunque, un modo diverso dal ricorso al giudizio civile per difenderci dalle rappresentazioni artificiose, tendenti a screditare pubblicamente Magistratura democratica attraverso l’attribuzione di opinioni mai espresse. 

Non siamo interessati all’entità del risarcimento, che devolveremo interamente in una delle iniziative di Emergency, in memoria di Gino Strada, con cui Magistratura democratica ha condiviso molte iniziative a tutela dei diritti dei più poveri ed emarginati.

Ma siamo impegnati nella difesa del dover essere di Magistratura democratica: un gruppo di magistrati geneticamente insensibile alla chiusura corporativa, che vuole restare aperto al confronto pubblico sul tema dei diritti, facendosi provocare ed interpellare dalle sfide della modernità. 

Continueremo a farlo anche al tempo delle fake news e delle trash news, senza perdere il gusto del confronto aperto e curioso, continuando a farci mettere in discussione, ma senza mai farci intimidire.

01/09/2021

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