Il commento
Sulla chiusura degli OPG
di MARCELLO BORTOLATO
Oggi chiudono gli OPG.
Resta il problema che quasi metà delle regioni italiane non hanno ancora le REMS, nemmeno quelle provvisorie.
Tuttavia un ulteriore rinvio ( il terzo ) delle riforma era impensabile.
La sopravvivenza degli OPG era una ferita da rimarginare dopo che si è sperimentato che i luoghi che segregano non funzionano affatto quando si propongono di curare e di rieducare. Rimane il problema della sopravvivenza, anche dopo la trasformazione dei luoghi di cura e custodia in REMS, del “doppio binario”, di quel sistema cioè in cui la risposta al reato è di due tipi a seconda che il soggetto sia imputabile o non imputabile ( pena/misura di sicurezza ) e che presuppone il principio che chi delinque se è privo di capacità di intendere e di volere diventa oggetto di un giudizio di pericolosità e la sua pericolosità sociale è trattata in modo differente dall’ordinaria delinquenza. Il legislatore ha scelto la via riformista ( o ‘realista’), si è limitato allo stato dei luoghi dell’esecuzione delle misure di sicurezza e alle condizioni di vita degli internati ponendo fine alla palese violazione dei diritti costituzionali, modificandone i termini e modalità di permanenza, responsabilità della gestione, caratteristiche strutturali ed il nome. Tuttavia sappiamo bene che l’approccio massimalista avrebbe invece voluto sopprimere l’istituto della pericolosità sociale, abbandonare la categoria della non imputabilità con la conseguente collocazione dei malati autori di reato in carcere dove comunque predisporre un idoneo sistema di terapia del disturbo mentale. Il problema degli OPG sta tutto qui: nell’alternativa alla loro esistenza perché se essi venissero meno la sorte naturale dell’internato sarebbe comunque il carcere e cioè un altro luogo concentrazionario e dunque un’altra istituzione avente specifica funzione di controllo sociale.
L’approccio riformista, pur con tutti i difetti e le criticità che già da domani dovremo affrontare – prima di tutto il problema dei luoghi dove ricoverare gli internati ‘provvisori’ ( soggetti perlopiù in fase di acuzia psichiatrica per i quali le REMS sono certamente luoghi inidonei ) e poi quali norme dell’ordinamento penitenziario applicare nelle REMS – resta preferibile purchè sia supportato dal concetto di ‘partecipazione’: tanto più il superamento degli OPG avrà successo quanto più vi sarà l’adesione dal basso, delle amministrazioni locali, delle singole istituzioni e soprattutto della magistratura affinchè sia superato il rigido dualismo malato/sano, terapeuta/paziente, capace/incapace, pericoloso/inerme.
Diceva Calamandrei “la Costituzione è una polemica contro la realtà”.
Da oggi è sempre un po’ più vero.
(31 marzo 2015)