Governo
L'Anm incontra Paola Severino
INCONTRO DELL’ANM CON IL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA
ROMA - La Giunta esecutiva centrale dell’Anm, con la presenza del presidente di Magistratura Indipendente, è stata ricevuta oggi dal ministro della Giustizia, Paola Severino. Nel corso dell’incontro, la Giunta ha ribadito l’urgente necessità di interventi tesi a migliorare il funzionamento del servizio giustizia in Italia. La consapevolezza della grave situazione di crisi economica nella quale versa il Paese, che il Governo in carica è chiamato ad affrontare, impone l’investimento nella giustizia e nella legalità, dai quali è possibile recuperare risorse e ridurre ingiustizie e diseguaglianze.
Una giustizia più efficiente,
infatti, rafforza la credibilità del Paese, dà fiducia agli
investitori stranieri, assicura certezze agli operatori economici.
Allo stesso modo, l’azione di contrasto nei confronti
dell’illegalità diffusa diminuisce le ingiustizie sociali e
consente il recupero allo Stato delle ingenti risorse sottratte dai
poteri criminali. Con questo spirito l’Associazione Nazionale
Magistrati ha indicato al Ministro alcuni temi sui quali è possibie
un intervento immediato del Parlamento per garantire una giustizia
più efficiente e più efficace.
- la revisione delle
circoscrizioni giudiziarie. L’Anm ha ricordato le proposte più
volte formulate dalla magistratura associata per una
razionalizzazione della distribuzione dei Tribunali sul territorio. Pur evidenziando i limiti e le criticità presenti nella legge
delega di recente approvata dal Parlamento, la Giunta ha invitato il
Governo a procedere alla attuazione della stessa nel più breve tempo
possibile e nei limiti più ampi consentiti dalla delega;
-
informatizzazione. L’Associazione Nazionale Magistrati ha
chiesto al Ministro segnali di netta discontinuità rispetto alla
precedente gestione della informatica giudiziaria,
caratterizzata da roboanti annunci mai seguiti da fatti concreti. E’
necessario dare piena attuazione al processo civile telematico e
alle notificazioni a mezzo posta elettronica certificata,
riconducendo a sistema le diverse sperimentazioni diffuse sul
territorio nazionale e operando in completa sinergia con il
Consiglio Superiore della Magistratura.
- organizzazione
della giustizia civile. La Giunta ha ricordato i dati sulle
pendenze nel settore civile, sottolineando come lo sforzo profuso
negli anni dai magistrati italiani, che non ha pari nel confronto
con gli altri paesi europei, ha consentito di evitare la formazione
di ulteriore arretrato, nonostante il permanere di un eccesso di
domanda. L’impegno dei magistrati italiani non è però da solo
sufficiente a far fronte al consistente arretrato creatosi negli anni
e che è la causa principale dell’intollerabile ritardo
nelle decisioni. La eliminazione dell’arretrato rappresenta oggi
una priorità che richiede interventi straordinari. Le soluzioni
finora sperimentate con il ricorso a figure onorarie non hanno dato i
risultati auspicati.
L’Associazione ritiene, pertanto, che solo
l’istituzione dell’ufficio del giudice, ossia la creazione di una
struttura di supporto e di ausilio al giudice, con il compito,
tra l’altro, di svolgere i numerosi compiti e incombenze
che oggi gravano impropriamente sulla magistratura civile,
consentirebbe di liberare risorse aumentando il numero delle
decisioni e la conseguente riduzione della durata dei giudizi. Allo
stesso tempo occorre intervenire sulle cause strutturali che
determinano, in Italia, una domanda anomala: la inefficienza delle
pubbliche amministrazioni, l’eccessivo numero di avvocati, la
confusione del quadro normativo. Infine, occorre un radicale
ripensamento del sistema delle impugnazioni: tre gradi di giudizio
per qualunque causa, di qualsiasi importo, sono, infatti, un
lusso che nessun paese può permettersi.
-sospensione
dei processi nei confronti di imputati irreperibili. Il processo
in contumacia previsto dalla legislazione processuale italiana è in
larga parte in contrasto con le previsioni della Convenzione
Europea dei Diritti dell’Uomo. Ciò nonostante in Italia
si celebrano inutilmente migliaia di processi nei confronti di
persone irreperibili, sovente con nomi di fantasia, senza alcuna
utilità sociale e con costi elevatissimi. Basti pensare solo alle
spese per il gratuito patrocinio che sono in larga misura relative a
processi nei confronti di irreperibili. La sospensione del
processo in caso di irreperibilità dell’imputato, con la eccezione
per i fatti di maggiore gravità, è una soluzione agevole,
ampiamente praticata nella gran parte dei paesi europei.
- corruzione, evasione fiscale e riciclaggio. Il sistema della corruzione, evasione fiscale e del riciclaggio costa allo Stato circa 200 miliardi di euro ogni anno. Dunque anche senza tener conto degli ulteriori costi economici e sociali derivanti dall’illegalità, occorre considerare che una più efficace azione di contrasto nel settore consentirebbe di recuperare ingenti risorse alle casse dello Stato. La legalità può essere anche una formidabile risorsa economica.
A tal fine è necessaria una
revisione della normativa sulla corruzione e sulla evasione
fiscale, l’introduzione del delitto di autoriciclaggio, da
tempo richiestoci dall’OCSE, il rafforzamento e la estensione delle
misure patrimoniali e di responsabilità delle persone giuridiche.
Tali interventi consentirebbero anche una più efficace azione di
contrasto nei confronti della accumulazione di capitali illeciti da
parte della criminalità organizzata, che ormai da tempo
reinveste massicciamente i proventi del crimine in attività
economiche legali.
- emergenza carceri. L’Associazione
ha espresso preoccupazione per la grave situazione delle carceri
italiane, sollecitando interventi non estemporanei, ma idonei ad
incidere in maniera strutturale sul fenomeno. In particolare l’ANM
ha indicato la necessità di abrogare tutte quelle disposizioni
introdotte nell’ultimo decennio (a cominciare dalla legge cd. ex
Cirielli) che in nome di una supposta “emergenza sicurezza” hanno
drasticamente ridotto la possibilità di accesso alle misure
alternative al carcere. Il tasso di recidivanza dei soggetti
sottoposti a misure alternative al carcere, come dimostrato da una
esperienza ormai ultraventennale, è, infatti, bassissimo, mentre è
molto elevata la recidivanza nei soggetti detenuti. A ciò
si deve aggiungere la introduzione di pene alternative al
carcere, applicabili già in sede di cognizione, eventualmente con
rinuncia all’appello, dell’istituto della messa alla prova per
reati di minore gravità e della irrilevanza del fatto.
-
questione morale. L’Anm, infine, ha ribadito la propria linea
di rigore ed intransigenza sul tema della questione morale in
magistratura, invitando il Ministro a non avere tentennamenti e
indugi su vicende che possono minare la credibilità
dell’Istituzione. Si tratta di casi isolati e numericamente
ridotti, i quali, però, non devono essere in alcun modo
sottovalutati. L’Associazione ha ricordato come in occasione di
recenti episodi che hanno visto coinvolti magistrati che ricoprivano
ruoli istituzionali, essa ha rivolto un invito a tali magistrati a
fare un “passo indietro”, in modo da sottrarre la carica
istituzionale ricoperta da ogni ombra di sospetto. Tale invito deve
valere per tutti i magistrati, in relazione a qualsiasi ruolo
rivestito, ed anzi, in particolare, se abbiano assunto incarichi che
implicano una attività di vigilanza e controllo sul rispetto delle
regole deontologiche e disciplinari dei magistrati.
Il
Ministro della giustizia ha ascoltato con grande attenzione le
proposte dell’Anm che le ha espresso un sincero ringraziamento per
il clima di dialogo e collaborazione che ha caratterizzato
l’incontro.
Roma, 07 dicembre 2011
La Giunta esecutiva centrale
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