Focus
Il consiglio giudiziario
di Elisabetta Chinaglia
Ultimamente il ruolo centrale del dibattito relativo all’autogoverno è assolutamente ed esclusivamente incentrato sul tema delle valutazioni di professionalità e soprattutto dei conferimenti di incarichi direttivi e semidirettivi.
Si assiste, da parte delle altre correnti, ad un tentativo di favorire un decadimento dell’attività dei CG ad un ruolo burocratico e di “passacarte”, attraverso la prospettazione di una visione dell’autogoverno come “oppressore”, dal quale il singolo magistrato ha il diritto ed il dovere di difendersi. In tal senso, vengono esasperati (anche attraverso modifiche regolamentari proposte nei nuovi Consigli Giudiziari dei vari distretti) i temi relativi alla regolamentazione della pubblicità, all’effettiva possibilità e modalità di procedere, per i CG, ad attività istruttoria nell’ambito delle procedure di valutazione di professionalità, creando sempre più un sistema di “protezione” del singolo che finisce per portare ad un sostanziale svuotamento dei poteri dei Consigli.
Nell’ambito di questa discussione ritengo che dobbiamo superare questa impostazione e proporre, invece, una visione dell’autogoverno che è in primo luogo finalizzata a fornire un aiuto per il buon funzionamento degli uffici e di sostegno ai magistrati, e che, parallelamente, porta avanti un percorso di rigore, serietà e trasparenza nelle valutazioni, ampliando il tema non solo al settore di attività dei Consigli relativo alle valutazioni di professionalità, ma anche a quello – fondamentale – dell’intervento in materia organizzativa.
Occorre rimarcare che lo scopo principale dei CG deve essere quello di dare un contributo al buon funzionamento degli uffici, attraverso un esame rigoroso e approfondito dei progetti tabellari e delle variazioni tabellari ed un esercizio coerente del potere di vigilanza nell’ottica di offrire contributi propositivi al buon andamento degli uffici. Questo per rendere un migliore e corretto servizio all’utenza, ma anche per salvaguardare le condizioni di lavoro degli stessi colleghi che in quegli uffici lavorano (pensiamo ai criteri di assegnazione automatica degli affari, alla distribuzione dei carichi di lavoro, ai criteri di sostituzione, ecc, aspetti tutti che governano la nostra quotidiana vita lavorativa).
Il tema (al momento passato in secondo piano per quanto sopra detto e per la proroga delle tabelle) è invece importante ed anzi di particolare attualità.
In primo luogo, i prossimi progetti tabellari comporteranno per molti uffici una totale rivoluzione, alla luce della prossima entrata in vigore della legge sulla revisione delle circoscrizioni giudiziarie; in ogni caso, anche a causa del continuo slittamento del termine per la formulazione dei nuovi progetti tabellari, alcuni dirigenti stanno già ponendo in essere variazioni tabellari impegnative, sostanzialmente sostitutive dei nuovi progetti.
Inoltre, è di tutto rilievo verificare le modalità di concreta attuazione delle disposizioni altamente innovative sull’utilizzo dei GOT, fortemente ampliato dall’ultima circolare sulle tabelle.
Ancora, occorre vigilare con particolare attenzione sul tema delle convenzioni ex art.37 legge 98/2011, stipulate tra dirigenti degli uffici e Consigli dell’Ordine, Facoltà universitaria di giurisprudenza e Scuole di specializzazione per le professioni legali; anche in questo caso la materia – capace di comportare significativi cambiamenti nell’organizzazione del lavoro –, pur in presenza dei chiarimenti di cui alle risoluzioni in materia del CSM (in particolare quella del 22.2.2012), pone comunque diversi e numerosi problemi, non ultimo quello delle loro modalità di svolgimento all’interno degli uffici requirenti.
Non solo l’attività dei CG in materia organizzativa è importante per garantire il buon funzionamento degli uffici, ma proprio il buon governo di questa funzione è utile e necessario per poter svolgere adeguatamente anche l’altra, ossia quella relativa alle valutazioni di professionalità ed alle valutazioni sulla dirigenza.
I due settori di attività del CG (quello delle valutazioni di professionalità in senso lato e quello dell’organizzazione) sono tra loro strettamente connessi e scontano entrambi lo stesso tipo di problema, che è quello della conoscenza: i Consigli Giudiziari debbono avere a disposizione dati reali ed effettivi non solo sui magistrati, per procedere alle valutazioni di professionalità, ma anche sulla realtà degli uffici e sul loro sistema organizzativo, in quanto solo conoscendo la realtà di un ufficio e la sua organizzazione possono formulare in modo corretto non solo i pareri sui provvedimenti organizzativi e tabellari, ma anche i pareri sulla professionalità.
I CG devono formarsi e mantenere un patrimonio di conoscenze sugli uffici giudiziari del distretto, sul loro funzionamento, sulle loro difficoltà. Questo patrimonio di conoscenze è utile e necessario per qualsiasi attività del CG: ad esempio, un problema di ritardi nei depositi di un collega, nell’ambito della valutazione di professionalità, potrà essere correttamente valutato solo conoscendo come è organizzato l’ufficio nel quale egli lavora e quale sia la situazione di quell’ufficio in termini di flussi e di carichi di lavoro (per inciso, sul tema dei ritardi dovremmo imparare a rivolgere automaticamente l’attenzione alle capacità organizzative del capo dell’ufficio); così come il CG potrà correttamente valutare la conferma in un incarico direttivo o semidirettivo solo nella misura in cui è a conoscenza delle modalità con le quali l’interessato ha organizzato il lavoro e dell’effettivo funzionamento di tale modello organizzativo (a meno di volerci basare solo sull’autorelazione, del tutto insufficiente).
Esercitare bene questo ruolo, ancora, è anche l’unico modo per far crescere una cultura tabellare tra i magistrati: favorire la gestione partecipata degli uffici, la consapevolezza da parte dei magistrati della necessità che i loro dirigenti garantiscano e rispettino corretti criteri di assegnazione tabellare dei giudici e di mobilità interna e criteri di assegnazione degli affari trasparenti, predeterminati e automatici. In sostanza, cercare di procedere verso un percorso nel quale ogni magistrato è partecipe e interessato non solo al proprio quotidiano lavoro ma all’ambiente e al contesto in cui quel lavoro si svolge, ed è consapevole di poter contribuire sia alla diversa e migliore organizzazione del lavoro sia alla migliore scelta dei dirigenti, posto che è evidente che il silenzio nelle sedi istituzionali, accompagnato esclusivamente dalla continua lamentela nei corridoi, circa le inadeguatezze o addirittura le ingiustizie dei dirigenti non fa che contribuire ad un sistema in cui la valorizzazione o meno delle attitudini direttive diviene praticamente impossibile.
Infine, di fondamentale importanza è la possibilità, attraverso i poteri di vigilanza e attraverso l’esame dei progetti organizzativi delle Procure in occasione dell’esame dei progetti tabellari, per i Consigli Giudiziari di esercitare un certo controllo anche sulle modalità organizzative delle Procure.
Dobbiamo allora ridare effettività a questa parte dell’attività dei Consigli Giudiziari, posto che il rischio della burocratizzazione dell’attività dei CG non è solo relativo all’attività in materia di valutazioni di professionalità, ma anche a quella in materia di organizzazione.
Come si può fare?
In primo luogo lavorando per avere una conoscenza diretta delle situazioni degli uffici giudiziari, attraverso frequenti contatti diretti tra i membri degli uffici giudiziari e i componenti dei CG: andare negli uffici, parlare con i magistrati, con gli avvocati e con il personale.
Vi sono a disposizione diversi strumenti per acquisire e mantenere questa conoscenza e questi rapporti diretti con gli uffici e con chi ci vive e lavora.
Accesso diretto agli uffici in sede di esame dei progetti tabellari. Nel regolamento del CG di Torino, approvato nel 2008, abbiamo previsto che in occasione dell’esame dei progetti tabellari vi sia l’accesso di delegazioni del consiglio presso gli uffici giudiziari del distretto, con colloquio diretto sul posto, oltre che con i dirigenti, anche (meglio ancora se separatamente) con i magistrati, il personale amministrativo, gli avvocati. I delegati sono i relatori per quell’ufficio giudiziario, posto che una regola di buona organizzazione prevede che all’inizio della consiliatura vengano formati dei gruppi di due o tre relatori (composti da togati e laici) che si occupano (esaminando i progetti tabellari, i progetti organizzativi delle procure e le variazioni tabellari) sempre di uno o più determinati uffici giudiziari, così da poterli conoscere meglio ed avere migliori capacità di valutazione.
Esercizio del potere di vigilanza sugli uffici giudiziari del distretto, assegnato dalla legge ai consigli giudiziari, che grazie alla risoluzione 1.7.2010 del CSM ha avuto una più chiara definizione dei suoi limiti, ma anche dei suoi scopi e della sua piena legittimazione in parallelo ma non esclusa dal potere di sorveglianza sui magistrati attribuito invece dalla legge ai capi di corte.In particolare, la stessa risoluzione riconosce all’esercizio di questo potere una funzione “naturalmente strumentale anche alle valutazioni in tema di conferma dei magistrati con incarichi direttivi”. La funzione primaria dell’esercizio di questo potere, secondo il CSM, è la garanzia di “un’attenzione costante e di prossimità agli uffici collocati nel distretto, diretta ad agevolarne la funzionalità nel corso del tempo”; è potere “funzionale anche alla diffusione di buone prassi ed alla verifica periodica dell’andamento degli uffici giudiziari, in una prospettiva che è non più soltanto di mero controllo ma è, soprattutto, di promozione di modelli organizzativi efficienti”. In altri termini, ai Consigli giudiziari spetta, oltre che la verifica in ordine ad eventuali disfunzioni verificatesi nei singoli uffici, anche l’attivazione di meccanismi idonei a prevenire situazioni di disservizio, come pure la prospettazione di soluzioni possibili. Si tratta di “attività istituzionale propria dei Consigli giudiziari, finalizzata a promuovere il buon andamento degli uffici anche mediante interventi propositivi per prevenire possibili disfunzioni organizzative”.
Si attua attraverso la “verifica periodica in ordine all’attuazione degli obiettivi indicati come primari negli atti organizzativi generali degli uffici, sia giudicanti sia requirenti e, conseguentemente, in relazione all’andamento dei flussi e delle pendenze” e “un’interlocuzione periodica con tutti i dirigenti del distretto (che si può ipotizzare con cadenza biennale) nel corso della quale i Presidenti o i Procuratori illustrano le proprie scelte organizzative ed il loro stato di attuazione rispetto a quanto programmato nelle tabelle e nei programmi organizzativi. Del pari, in tale sede, potranno essere indicate eventuali difficoltà operative venutesi a creare in concreto e rivelatesi di ostacolo alla suddetta attuazione”.
La regolamentazione in consiglio giudiziario del potere di vigilanza nell’esperienza torinese ha portato a prevedere periodiche adunanze dedicate, alla presenza dell’intero consiglio giudiziario, ad incontri con i Presidenti dei Tribunali, Procuratori e Presidenti dei Consigli dell’Ordine del distretto, con possibile presenza e/o invio di comunicazioni scritte da parte dei magistrati, contenenti segnalazioni di problemi o criticità; all’esito viene redatta una relazione eventualmente contenente suggerimenti relativi alla risoluzione delle problematiche che erano emerse. E’ altresì prevista la possibilità di accesso presso gli uffici giudiziari, in caso di problematiche particolari, di una delegazione del consiglio, con dialogo sul posto sia con i dirigenti che con i magistrati e gli avvocati.
Grazie a questi incontri e a questo modo di concepire un contatto più diretto tra il CG e i magistrati del distretto, si può giungere (come in concreto è avvenuto) alla diretta attivazione da parte dei magistrati nel segnalare e/o confermare problemi anche di particolare gravità all’interno degli uffici, che difficilmente potrebbero giungere in altro modo a conoscenza del Consiglio (anche solo per una certa ritrosia a fare osservazioni o segnalazioni). Ancora, solo grazie a questi incontri si può avere conoscenza di prassi di direzione degli uffici per le quali provvedimenti di assegnazione dei procedimenti o di spostamento dei magistrati vengono assunti senza variazione tabellare, sfuggendo così ad ogni controllo da parte del sistema di autogoverno (cd “variazioni tabellari occulte”).
Utile strumento per la conservazione ed il successivo utilizzo di questo patrimonio di conoscenze è la formazione del fascicolo dell’ufficio giudiziario (oggi prevista dalla circolare sulle tabelle par.17), nel quale siano inseriti i provvedimenti in materia di organizzazione, i relativi pareri del CG, le delibere del CSM, e nella quale possono essere inserite le relazioni circa gli esiti degli incontri sulla vigilanza, le relazioni circa gli esiti degli incontri avuti con i magistrati e gli avvocati di quell’ufficio; si tratta di uno strumento che consente di avere informazioni dirette non solo sull’ufficio, ma anche sul suo dirigente, che dovranno e potranno essere prese in considerazione quando di quel dirigente dovrà decidersi la conferma o l’idoneità ad altro incarico direttivo.
E’ poi assolutamente necessario, per i consiglieri, procedere alla valutazione delle proposte e delle variazioni tabellari con rilievi di uffici, a prescindere cioè dalla presenza o meno di osservazioni o rilievi; circostanza che sembra di tutta banalità ma che spesso si scontra con una certa tendenza a non sollevare problemi non sollevati direttamente dagli interessati; al contrario, tale atteggiamento, oltre che sbagliato, genera ulteriore senso di sfiducia nell’autogoverno.
Ulteriore utile strumento è quello della diretta audizione per la decisione di alcune pratiche del dirigente dell’ufficio, prassi che consente di instaurare una sorta di dialogo con il dirigente che consente di giungere a soluzioni accettate senza passare per la non approvazione delle variazioni tabellari.
Ancora, in questo settore di attività si può valorizzare il contributo dell’avvocatura.
Il punto di vista dell’avvocatura è fondamentale: sono gli avvocati che hanno la possibilità di osservare, dall’esterno e come utenti, il funzionamento degli uffici. Valorizzare il contributo non solo degli avvocati presenti nei CG ma anche degli avvocati che vivono nei vari uffici del distretto (attraverso il loro diretto coinvolgimento nelle pratiche di vigilanza e la possibilità loro offerta in quella sede di far emergere i problemi) può essere di grande utilità per comprendere quali sono le disfunzioni ed i problemi, e d’altro canto per far crescere anche negli avvocati un senso di responsabilità e di consapevolezza del ruolo a cui sono ormai chiamati nel funzionamento della giustizia.
E’ allora importante prevedere il coinvolgimento dell’avvocatura nell’analisi dei progetti tabellari: i gruppi di relatori per l’analisi dei progetti tabellari potrebbero quindi essere sempre composti da uno o due magistrati e da un membro laico, e d’altra parte anche gli avvocati ed il professore debbono essere assegnatari di tutti i tipi di pratiche, quindi anche quelle inerenti alle variazioni tabellari.
Un maggior coinvolgimento dell’avvocatura porterà sempre di più gli avvocati a svolgere consapevolmente i compiti propulsivi (e non di mera assistenza) che la legge offre loro, e cioè la segnalazione di fatti specifici per le valutazioni di professionalità e la interlocuzione obbligatoria in caso di conferma dei direttivi e semidirettivi; soprattutto in quest’ultimo caso, il parere vero, corretto e sincero, del foro locale è assolutamente fondamentale.
Da ultimo, occorre incrementare l’utilizzo della commissione flussi. Il progetto attualmente in corso di uniformare i sistemi di rilievo da parte di tutte le commissioni flussi appare sicuramente utile, perché senza tale uniformità anche la valutazione dei dati statistici a livello centrale non ha alcun senso, anche se, a monte, vi è ancora un problema, più che di valutazione dei flussi, di formazione dei dati di flusso, e cioè di modalità attraverso le quali vengono immessi i dati da parte dei singoli uffici.
(22 aprile 2013)
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