Evasione fiscale, l'intervento del presidente
ROMA - Anche il presidente di Magistratura Democratica, Luigi Marini, è intervenuto nel dibattito di questi giorni sulle misure vagliate dal governo per la manovra economica. Al centro dell'intervento, indirizzato agli organi di informazione e riportato di seguito, le politiche degli ultimi anni in materia di evasione fiscale e l'ipotesi di un nuovo condono:
LA LETTERA:
Egregio direttore,
Condivido le affermazioni di chi vede nella prevenzione lo strumento principe della lotta all’evasione, ma sono convinto che possa avere una funzione attiva solo a tre condizioni: che sia accompagnata da una cultura diffusa della partecipazione ai costi sociali, che sia seguita da una ragionevole repressione degli illeciti e che risulti inserita in un sistema equilibrato e razionale. Se guardiamo alle politiche pubbliche attuate e proclamate per lunghi periodi di tempo, si deve rilevare che i segnali dati al Paese vanno in direzione diversa. Sarebbe troppo lungo anche solo accennare alle scelte che per decenni hanno fatto della “doppia morale”, del sommerso e del “nero” il vero motore della nostra crescita e voglio fermarmi a pochi e chiari segnali degli ultimi dieci anni.
Nel 2001-2006 e, ancora, nel 2008-2010 la maggioranza di Governo ha adottato provvedimenti che vanno dall’abolizione dell’elenco fornitori delle imprese all’innalzamento della soglia di tracciabilità del contante, dalla depenalizzazione di fatto del falso in bilancio all’abrogazione dei decreti Prodi-Bersani del 2006 in tema di pagamento delle prestazioni professionali, fino allo “scudo” per i fondi illecitamente esportati, per non dire dei condoni fiscali, edilizi, ambientali. Non solo, dunque, provvedimenti tranquillizzanti per gli evasori attuali e potenziali, ma chiari messaggi culturali che rafforzano nei cittadini l’idea che evadere, e in genere violare le regole, è alla fine pagante e che per ogni violazione si trova sempre una buona giustificazione (commenti del tutto simili potremmo fare per il fenomeno della corruzione).
Se a questo aggiungiamo il fatto che la riforma del 2000 ha ridotto i casi di illecito fiscale, abbreviato i termine di prescrizione dei reati e, nel complesso, resa più difficile la loro repressione, possiamo concludere che la classe dirigente che ci governa ha imboccato per lungo tempo strade contrarie a qualsiasi indicazioni di sostegno ad una corretta ed equa politica fiscale. Analoga valutazione può darsi dei continui tentativi di depotenziare lo strumento delle intercettazioni telefoniche, di grande utilità agli accertamenti dei casi di frode, o di introdurre prescrizioni abbreviate e processi “lunghi”. In questo contesto non possiamo considerare sicuramente efficace l’inversione di tendenza contenuta nel decreto di agosto, e l’affacciarsi di ipotesi di un nuovo condono favorirà comportamenti opportunistici attuali e futuri.
Un sistema fiscale equo e basato su soluzioni che favoriscano la lealtà dei contribuenti ha bisogno di politiche pubbliche ben orientate e coerenti nel lungo periodo, di una classe dirigente che non consideri la spesa sociale un peso e la frode una furbizia, di messaggi culturali responsabili accompagnati da sanzioni proporzionate ed efficaci. Quanto sta accadendo mi chiama, invece, alla mente le parole che lo storico Manacorda dedicò alla crisi del sistema di potere e agli scandali di fine ottocento: “La catastrofe era completa, ed era catastrofe economica, politica e morale.” Ripartire dalla realtà del fallimento delle politiche fin qui tenute è la premessa per creare un sistema economico e fiscale che ponga il bene comune al fondo delle scelte politiche e con esso ritrovi la centralità della dignità di ogni persona, a partire da quelle meno fortunate.
25 Agosto 2011 Luigi Marini
Presidente di Magistratura democratica
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