Enrico Berlinguer 1922-1984
Vogliamo ricordare in questa Newsletter il centenario della nascita di Enrico Berlinguer (Sassari, 25 maggio 1922) citando alcuni passaggi del discorso tenuto al Teatro Eliseo di Roma il 15 gennaio 1977 in conclusione del convegno “L’intervento della cultura per un progetto di rinnovamento della società italiana”.
Vi si trovano affermazioni che vanno al di là della contingente elaborazione della cosiddetta “politica di austerità” per segnare l’aspirazione a una giustizia globale fondata su collettività e sobrietà.
Un’alternativa netta alla deriva che negli anni seguenti, e fino a oggi, in ogni campo vede prevalere l’individualismo, la ricerca di successo per le proprie ambizioni, un produttivismo pervasivo.
“Quando poniamo l’obiettivo di una programmazione dello sviluppo che abbia come fine la elevazione dell’uomo nella sua essenza umana e sociale, non come mero individuo contrapposto ai suoi simili; quando poniamo l’obiettivo del superamento di modelli di consumo e di comportamento ispirati a un esasperato individualismo; quando poniamo l’obiettivo di andare oltre l’appagamento di esigenze materiali artificiosamente indotte, e anche oltre il soddisfacimento, negli attuali modi irrazionali, costosi, alienanti e, per giunta, socialmente discriminatori, di bisogni pur essenziali; quando poniamo l’obiettivo della piena uguaglianza e dell’effettiva liberazione della donna, che è oggi uno dei più grandi temi della vita nazionale, e non solo di essa; quando poniamo l’obiettivo di una partecipazione dei lavoratori e dei cittadini al controllo delle aziende, dell’economia, dello Stato; quando poniamo l’obiettivo di una solidarietà e di una cooperazione internazionale, che porti a una ridistribuzione della ricchezza su scala mondiale; quando poniamo obiettivi di tal genere, che cos’altro facciamo se non proporre forme di vita e rapporti fra gli uomini e fra gli Stati più solidali, più sociali, più umani, e dunque tali che escono dal quadro e dalla logica del capitalismo?
[…]
Si potrebbe osservare che come spesso, nelle società decadenti, sono andati, vanno insieme e imperano le ingiustizie e lo scialo, così nelle società in ascesa vanno insieme la giustizia e la parsimonia.
[…]
E’ evidente che nessuna opera di salvezza e di rinnovamento generale del paese può andare avanti senza superare questa crisi, senza sciogliere questa contraddizione: senza, vorrei dire, una crescita del sapere e dell’amore per il sapere, senza un rinnovamento degli strumenti del sapere, affinché la produzione di cultura, e quindi le istituzioni culturali, siano artefici anch’esse del risanamento e del rinnovamento di tutta la società”.
Qualche mese dopo nella collana “Il punto” di Editori Riuniti verranno pubblicati, sotto il titolo “Austerità occasione per trasformare l’Italia”, il testo di quel discorso e di quello tenuto pochi giorni dopo, il 30 gennaio 1977, in un’assemblea operaia al Teatro Lirico di Milano.
Il discorso di Milano si chiude con un invito – che può valere per oggi, può valere per noi - a comprendere e interpretare “la storia che cammina, la realtà che si trasforma”; a rifiutare la spinta verso le chiusure dogmatiche e conservatrici che rendono incapaci di cogliere il nuovo ma anche verso “la svendita del nostro grande patrimonio”.
E “di fronte a certi petulanti”, Enrico Berliguer cita Dante (Purgatorio, Canto V) citato da Marx nella prefazione alla prima edizione del Capitale: “Segui il tuo corso e lascia dir le genti”.