di LUIGI MARINI
Il risultato ottenuto da Area alle elezioni non si discute. Sette consiglieri su sedici fanno del gruppo la realtà numericamente più consistente all’interno del futuro Consiglio. Ma non è solo una questione di numeri.
In primo luogo é stata invertita una tendenza alla contrazione della rappresentanza consiliare, che alcuni consideravano inarrestabile. In secondo luogo, si può dire che Area va consolidandosi come realtà che sa pensarsi e organizzarsi attorno a obiettivi comuni. Emerge, infine, dal voto una indicazione chiara su alcune scelte di fondo in tema di carriera, di valutazioni, di governo autonomo e di ruolo politico del Consiglio che dovrà costituire la traccia dell’azione futura dentro e fuori dall’istituzione.
Il tutto all’interno di un chiaro spostamento della rappresentanza consiliare in favore di Area e di Magistratura Indipendente, che risponde alla tendenza in atto verso la polarizzazione attorno a modelli diversi e fra loro alternativi di magistrato e di giurisdizione.
Per queste ragioni la nuova delegazione riceve dagli esiti positivi del voto una bella responsabilità. Ma anche una responsabilità bella. Contare su sette consiglieri su sedici priva Area di ogni alibi e impone di dare risposte positive al peso specifico e alla capacità di indirizzo che spettano al gruppo maggioritario. Non in termini di gestione del potere, ma in termini di percorso culturale e di scelte di gestione coerenti.
Molte vicende del passato quadriennio hanno messo in luce i limiti e le criticità di una idea di Consiglio che i magistrati sentono lontana. Il voto ad Area deve essere letto anche in questa prospettiva e gli eletti avranno il compito, davvero complesso ma entusiasmante, di dare gambe e voce ai bisogni della magistratura che cerca soluzioni più avanzate all’interno di un quadro costituzionale che va difeso con chiarezza e con decisione.
La sinergia fra i consiglieri e coloro che li hanno scelti e sostenuti costituirà una chiave indispensabile, non nella logica di vincoli di mandato o di richieste di protezione, ma nella prospettiva di fare del Consiglio l’organo che coltiva le istanze migliori; per difendere l’istituzione e la sua vocazione costituzionale e, insieme, superare i limiti politici e organizzativi che la rendono scarsamente efficace o addirittura incomprensibile. In questo, i gruppi organizzati e i singoli magistrati avranno un ruolo importante di elaborazione, di critica, di proposta.
Lo sanno bene gli eletti, che hanno girato l’Italia dopo il difficile passaggio delle primarie, che hanno ascoltato e capito e che ora dovranno fare tesoro di questa ricchezza di spunti e di contenuti. Lo sa bene il coordinamento, che dopo questa fase così ben gestita imposterà un lavoro di lungo periodo. Lo sanno bene le dirigenze dei gruppi e tutti coloro che intendono impegnarsi per un autogoverno migliore.
Lo sanno bene anche coloro che coltivano dubbi sul progetto di Area e che temevano un risultato non positivo. L’esito del voto e il modo leale con cui tutti hanno concorso a raggiungerlo costituiscono la prova che sono state poste le basi per crescere e che questo avverrà nella misura in cui la ricchezza di idee, le differenze e il confronto fra di noi lo renderanno possibile.
Si tratta di una responsabilità bella, che merita di essere vissuta con la passione delle settimane appena trascorse e con lo slancio di queste ore. Ai sette consiglieri vanno i migliori in bocca al lupo per l’impegno che li attende.
Al Coordinamento di Area e a tutti coloro che si sono impegnati, a partire da chi si riconosce in Md e ha operato per il buon risultato di Area, va il nostro grazie.
(11 luglio 2014)