Un
“decalogo” per i capi ufficio scritto da magistrati e non magistrati,
che non fissa regole (non competono a noi), ma individua valori e prospettive
che riteniamo essenziali e conformi alla figura ordinamentale che la nostra
Costituzione, le normativa e l’esperienza ci propongono.
Un
capo al servizio dei beni comuni (giustizia; diritti; legalità), al servizio
dei magistrati (e della loro indipendenza) e del personale dell’ufficio. Un
capo che sa di non avere il diritto di diventarlo e che si preoccupa dei
compiti e dei doveri che la funzione gli richiede. Un capo che sa motivare e
progettare e, per fare questo, sa ascoltare e decidere. Un capo che conosce le
regole base della tecnologia e della gestione e nello stesso tempo valorizza le
competenze altrui. Un capo che cura la formazione e non ha paura di valutare.
Un capo che lavora di più dei “suoi” magistrati e sa guardare oltre i confini
del proprio ufficio.
Troppe
competenze? Troppi doveri? Forse, ma tutti abbiamo sperimentato la differenza
che un buon capo ufficio può fare. Discutiamone. Provare a scrivere il decalogo
ci è servito per capire di più. Confrontarci con altri prima di definirlo è
stato un arricchimento. Speriamo che leggerlo e parlarne sia utile a molti.
Luigi
Marini
IL DOCUMENTO (accedendo con username e password puoi lasciarci un tuo commento)
a cura di:
Claudio Castelli, Presidente Aggiunto GIP Tribunale di Milano;
Pasquale Liccardo, Presidente di Sezione Tribunale di Bologna; Luigi
Marini, Magistrato Corte di Cassazione; Maria Eugenia Oggero,
Magistrato distrettuale Corte d’Appello di Genova; Luca Verzelloni,
direttore COMIUG; Mauro Salvato, Università di Padova; Stefano Zan,
Università di Bologna e Presidente COMIUG.