Medel esprime grave preoccupazione per l’impatto che avranno sull’attività di soccorso in mare le misure introdotte in Italia con il cd. decreto sicurezza bis ( n. 53 del 14 giugno 2019), recentemente approvate dal Parlamento.
È facile prevedere che la possibilità per il Ministro dell’Interno di limitare o vietare l’ingresso, il transito o la sosta di navi nel mare territoriale per motivi di “ordine o sicurezza pubblica”, con pesantissime sanzioni previste nei casi di violazione del divieto, porterà inevitabilmente alla fine alle operazioni di salvataggio nel Mediterraneo svolte dalle ONG.
Abbiamo assistito a lungo, nel dibattito politico e nei media, alla criminalizzazione dell’attività svolta dai volontari, finalizzata ad avallare nell’opinione pubblica l’idea di un legame fra i soccorritori e i trafficanti di esseri umani. La costante rappresentazione dell’immigrazione come un pericolo per la sicurezza nazionale ha in questi mesi supportato la “politica dei porti chiusi”, in contrasto con il più elementare senso di umanità e con gli obblighi inderogabili che gravano sugli Stati in materia di tutela dei diritti umani.
Questa strategia, in assenza di una politica europea in grado di contrastarla, ha ostacolato l’intervento delle ONG che, come ribadito anche di recente nella dichiarazione congiunta del 23 luglio 2019 dell’Alto Commissario della Nazioni Unite per i rifugiati e il Direttore Generale dell’OIM, ha svolto un ruolo fondamentale nel salvare la vita dei profughi soccorsi in mare.
L’introduzione di misure draconiane in relazione a violazioni del tutto indefinite aggrava la situazione di pressione sull’azione dei volontari, per i quali già sussiste il rischio di essere sottoposti ad indagini per violazioni relative alle leggi nazionali in materia di immigrazione.
L’effetto di tali misure è un’ inversione dei valori sanciti nelle Costituzioni e nella Carte dei diritti, che antepone presunte ragioni di sicurezza alla protezione della vita umana.
Medel ha più volte richiamato le responsabilità di tutti gli stati membri e dell’Unione europea, denunciando la distanza fra le attuali politiche di gestione del fenomeno migratorio e l’impegno assunto nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione, di fronte dell’intera comunità umana e delle generazioni future, di garantire a tutti il godimento dei diritti fondamentali.
Su questa promessa si fonda il futuro dell’Europa e delle democrazia europee.
Trasformare l’immigrazione in una insostenibile minaccia per la sicurezza fa parte di un disegno più generale che mira a sovvertire l’assetto dell’Europa Unita con un ossessivo richiamo alla “sovranità nazionale” e il rifiuto dei valori universali sui quali l’Unione si fonda.
Di fronte alle scelte degli stati membri che sono in aperto conflitto con questi valori, l’Europa deve rimanere fedele alla sua storia e alla sua identità, e deve oggi adottare con urgenza una politica per assicurare effettività alla tutela dei diritti delle persone, che rappresenta un limite invalicabile per tutti i governi e i legislatori nazionali.