Corruzione: si può ancora fare bene
ROMA – Le
osservazioni critiche che al testo in discussione al Senato giungono da
parte di giuristi, magistrati e uomini di cultura devono far riflettere
il legislatore. Dopo lunghi mesi di discussioni siamo giunti al punto
che il Parlamento è chiamato a decidere se un testo incompleto e non
privo di aspetti problematici debba essere adottato comunque, magari con
lo strumento della “fiducia”, per il solo fatto che non sembra
raggiungibile l’accordo su un testo migliore.
Rispetto
a tale decisione non possono avere rilievo decisivo i fatti gravissimi
di corruzione e di sperpero di denaro pubblico emersi nelle scorse
settimane, posto che a quei fatti la nuova legge si potrà applicare
soltanto negli aspetti che risultassero più favorevoli agli indagati,
così come avverrà per tutti i processi in corso.
Dobbiamo,
piuttosto, ricordare che tutti gli ostacoli frapposti da una parte
consistente delle forze politiche alla formulazione di una buona legge
rischiano di consegnarci un testo che lo stesso Governo dichiara
meritevole di essere rivisto, senza che si comprenda chi sarà in grado
di rivederlo e quale senso abbia, al di là dell’effetto annuncio,
introdurre una disciplina che nel breve periodo potrebbe avere l’effetto
di complicare il cammino di tanti processi avviati con la legge
attuale.
Come
magistrati abbiamo cercato di fornire un apporto critico di idee
fondato anche sulla nostra esperienza ma reso problematico dal continuo
mutare del testo della legge, che ha reso impossibile perfino un’analisi
delle ricadute delle nuove norme sul sistema giudiziario. Senza
dimenticare, poi, che un elemento di grande distorsione del dibattito
pubblico è stato rappresentato dal tentativo di alcuni di condizionare
le modifiche in tema di corruzione alla revisione del regime delle
intercettazioni e della responsabilità dei magistrati, il che era come
dire: norme anticorruzione in apparenza più severe ma nei fatti
bilanciate da minori strumenti di investigazione e da una forte
pressione sui magistrati affinché agiscano con grande “cautela”.
Ci chiediamo allora se
l’approvazione ad ogni costo del testo attuale rappresenti un segno di
debolezza piuttosto che un atto adeguato alla gravità dei fenomeni che
si intende contrastare. In effetti, il testo in discussione è incompleto
perché non affronta temi importanti come quelli legati ai reati di
falso in bilancio e auto riciclaggio e non si dà carico della mancata
introduzione in Italia di fondamentali regole europee in materia di
cooperazione giudiziaria e armonizzazione della disciplina; il sistema
delle pene e la struttura dei nuovi reati presentano limiti evidenti per
quanto concerne i termini di prescrizione e il ricorso alle
intercettazioni delle conversazioni; e altri profili
critici sono stati segnalati in questi giorni sia in commenti tecnici
sia sugli organi d’informazione.
La
responsabilità di scegliere quale soluzione adottare compete solo al
Parlamento, e noi non disperiamo che voglia ancora valutare la
possibilità di fare tesoro dei suggerimenti che molti commentatori hanno
inteso fornire.
Luigi Marini – Presidente di Magistratura democratica
(15 ottobre 2012)