ROMA
–
Domani la Commissione del Csm competente affronterà il tema del’inserimento di
atti nel fascicolo personale del dr. Antonio Ingroia quale conseguenza delle
affermazioni da lui rese in un dibattito pubblico (l’essersi dichiarato
“partigiano della Costituzione”).
Magistratura
democratica ribadisce la non condivisione dell’ipotesi che il Csm adotti tale
soluzione, che ritiene impropria e che costituirebbe un precedente in grado di
incidere negativamente sull’esercizio del diritto di parola del magistrato che
si mantenga entro i limiti della legalità costituzionale.
A
tale proposito richiamiamo quanto il Segretario Generale e il Presidente di Md
affermarono in data 13 febbraio 2012.
“Tale
ipotesi, che sottende non chiari rilievi di ordine deontologico, apre una
pagina preoccupante nella vita del Consiglio e nella professione dei magistrati,
introducendo opinabili considerazioni critiche legate alla opportunità delle
manifestazioni del pensiero che il magistrato effettui partecipando al
dibattito pubblico.
Ciò
è tanto più preoccupante in quanto il carattere di “opportunità” di una condotta
è per propria natura soggettivo e non codificabile e, qualora applicato a un
diritto fondamentale della persona, suscettibile di condizionarne l’esercizio e
di prestarsi ad applicazioni contraddittorie e strumentali.
Così
il Consiglio, chiamato recentemente in diversi casi a valutare discutibili
condotte professionali inerenti alla gestione di delicati uffici giudiziari,
ora rischia di stigmatizzare in maniera assai più rilevante il profilo
professionale di un magistrato che dichiara pubblica fedeltà alla Costituzione,
dimenticando che alle istituzioni si chiedono valutazioni rigorose ed
istituzionali e non opinioni più o meno soggettive sul contenuto o sulla forma
delle dichiarazioni rese dai magistrati che non contrastano coi limiti fissati
dalla disciplina in vigore.”
L’Esecutivo
di Magistratura democratica
24 settembre 2012