ROMA – Comprendiamo buona
parte delle ragioni alla base dello sciopero degli avvocati del 16
marzo con riferimento al decreto legislativo n.287 del 2010. Mediazione
e conciliazione sono una grande opportunità per la giustizia civile, ma
la nuova legge tradisce le aspettative. Vengono aggravati i costi della
giustizia per i cittadini, non sostenibili per non abbienti. Viene creata
una obbligatorietà estesa che non consente sperimentazioni e
monitoraggi. Viene snaturato il senso della conciliazione e della
mediazione, prevedendo la condanna alle spese in caso di accordo non
raggiunto tra le parti e poi accolto dal giudice.
Viene svilito il ruolo
degli avvocati, non prevedendo la difesa tecnica. Paiono troppo generici i
presidi a garanzia della imparzialità, professionalità e della
indipendenza del mediatore. Un prezioso strumento di
composizione sociale e di deflazione dei processi rischia di non
funzionare e di diventare il luogo della rinuncia de ldiritto con forti
penalizzazioni per i soggetti deboli.