Commento
Manifest. 12 ottobre
Stiamo seguendo con attenzione particolare il percorso delle così dette “riforme istituzionali”, il che è dire delle modifiche che si intende portare alla Costituzione.
Abbiamo dato vita a un gruppo di lavoro che ha il compito di mettere questo tema al centro del proprio lavoro di analisi, nella consapevolezza che siamo di fronte a un passaggio di grande rilevanza, che già dalle forme di intervento e dai tempi che sono stati prefigurati mostra possibili criticità. Tutta la cultura giuridica è chiamata in causa e non si è in presenza di profili che riguardino solo la magistratura o solo alcune delle sue sensibilità. Come sempre, l’Anm e le sue componenti sono chiamate a offrire al dibattito pubblico contributi all’altezza della delicatezza dei temi coinvolti.
Dopo avere redatto un primo commento concentrato sui profili legati all’art.138 Cost., commento che ha costituito la base per il testo che Area ha reso pubblico pochi giorni fa ed è presente su questo sito, il gruppo di lavoro sta avviando un confronto più ampio e fornirà nuovi contributi quando avremo documenti su cui esprimerci. In questo contesto si colloca il breve commento che chi era presente ha dedicato alla manifestazione intitolata alla "via maestra" tenutasi a Roma il 12 ottobre.
Luigi
Il documento del Coordinamento di Area che si legge nel sito (è stato anche pubblicato sul sito di Articolo 21) è in linea con i contenuti essenziali della manifestazione. Vicino è anche il linguaggio, come risalta immediatamente dal punto in cui, ricordando, la vittoria del referendum del 25 e 26 giungo 2006 contro le riforme costituzionali attuative della “bozza di Lorenzago”, ricordiamo che in tal modo la Costituzione fu nuovamente eletta “a “via maestra” e stella polare della vita pubblica e dei rapporti sociali”. Comune è anche il sentimento di un rischio di indebolimento del principio di rigidità della Costituzione, con le modifiche delle procedure di modifiche costituzionali previste dall’art. 138, che non è stato scritto per impedire il cambiamento, che quando c’è stato un ampio consenso in effetti è stato realizzato, ma per “garantire che ogni revisione del fondamentale patto di cittadinanza potesse avvenire in un contesto il più possibile simile a quello costituente: comprensivo del più ampio spettro di forze politiche – di maggioranza e soprattutto di minoranza – e svincolato dall’indirizzo politico dominante”. Oggi, invece, abbiamo un Parlamento eletto con una legge colpita da gravi sospetti di legittimità costituzionale perché fondata su “un meccanismo elettorale che rescinde il legame tra volontà popolare ed eletti e rischia di consegnare il governo a forze minoritarie.” L'idea che il referendum obbligatorio costituisca uno strumento efficace sarà tema di ulteriori valutazioni.
(15 ottobre 2013)
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