Walter era un “figlio del popolo” o, meglio, figlio di quella gente di Brianza tutta sostanza e senza alcun fronzolo, interprete di quella “vita attiva” che intende il lavoro come dedizione, come crescita e realizzazione propria e come bene comune.
Crebbe, come molta della gente di Brianza, in una cultura fatta di sacrificio, di disponibilità, apertura, sorriso, fermezza, di condivisione. Che non ha mai escluso nessuno. Ma ha sempre accolto. Tutti. Senza se e senza ma.
Fu il primo della gente di Brianza ad arrivare al Tribunale di Monza, in quegli anni (sembra incredibile ora) avamposto perennemente “sguarnito” e mai ad organico di Magistrati completo, al punto di essere inserito – al momento della scelta – quale sede “disagiata”.
E Walter ci arrivò dopo un tirocinio in cui non ebbe maestri. Ebbe Modelli.
I maestri ti insegnano la tecnica: cosa e come fare.
I Modelli ci dicono come essere.
Walter apprese dai suoi modelli di allora “l’essere magistrato”, il cosa e come fare vennero da sé. O meglio, vennero dal suo studio, dalla sua preparazione sempre continua e molto più vasta e profonda di quanto si sia mai saputo, venne dalla sua curiosità (professionale e no), venne dalla sua voglia di sapere.
E siccome non ebbe maestri ma modelli, diventò, a sua volta, modello di professione; mostrando (non insegnando) agli altri come debba essere una persona che “fa” il Magistrato.
Il maestro insegna, il modello spinge alla imitazione.
Anche la scelta di appartenere ad un orizzonte associativo gli fu ispirata dai suoi modelli.
Nessuno su di lui fece proselitismo. Nessuno gli promise nulla.
Se i suoi modelli stavano lì, in quella koiné associativa, neppure si chiese dove andare, semplicemente li seguì. Senza che nessuno dicesse “vieni”. Seguì e basta.
E lì rimase. Con fede e delusioni. Con sano realismo e disincantati ideali.
I maestri muoiono, a volte. I modelli rimangono. Per sempre.
Ciao Walter, fratello di Brianza, addio amico amato; modello dell’essere e del fare.
Cercheranno, molti, di essere come sei stato tu.
In molti rimarremo dove stavi tu. Perché ci stavi tu.
Disillusi, forse. Ma pur sempre fedeli. Come lo sei stato tu.
L’una e l’altra cosa segno indelebile della tua orma nella storia di quelli che ti ebbero amico e che ti avranno per sempre come modello.