Chiediamo al Governo Italiano di porre fine alla prassi illegittima delle riammissioni al confine orientale

Comunicato di MD, ARCI, ASGI, ACLI e CGIL

Chiediamo al Governo Italiano di porre fine alla prassi illegittima delle riammissioni al confine orientale


Nella giornata per i diritti umani trova conferma sulla stampa la riattivazione da parte del Ministero dell’Interno dei cd. “respingimenti informali” in Slovenia, che dei diritti umani costituiscono una gravissima violazione.


Sulla base di un accordo bilaterale con la Slovenia sottoscritto il 3 settembre 1996, mai ratificato dal Parlamento, le procedure informali di riammissione in Slovenia sono state applicate nel corso del 2019 e del 2020 nei confronti dei migranti rintracciati a ridosso della linea confinaria italo-slovena, quando risultava la provenienza dal territorio sloveno, anche qualora fosse manifestata l’intenzione di richiedere protezione internazionale. L’esecuzione di tale tipologia di riammissione non comportava la redazione di un provvedimento formale, applicandosi per prassi consolidata le procedure previste dal relativo accordo di riammissione.


A seguito di un provvedimento del Tribunale di Roma che aveva dichiarato l’illegittimità di tale prassi (non smentito in sede di reclamo sul piano del suo inquadramento giuridico) le riammissioni a gennaio 2021 erano state sospese.


Si tratta di una prassi giuridicamente illegittima da molteplici punti di vista, posto che un accordo bilaterale non ratificato dal Parlamento non può prevedere modifiche o derogare alle leggi vigenti in Italia o alle norme dell'Unione Europea o derivanti da fonti di diritto internazionale (cfr. art 80 della Costituzione Italiana), che impedisce l’esame individuale delle singole posizioni in violazione dell’obbligo previsto dall’art 19 della Carta del Diritti Fondamentali dell’Unione Europea che vieta le espulsioni collettive in funzione dell’effettivo rispetto dell’art 3 della CEDU e dell’art 4 della CDFUE e  del carattere assoluto del divieto di trattamenti inumani e degradanti (art 15 CEDU).


Le riammissioni informali ledono il diritto fondamentale degli stranieri di accedere alla procedura di riconoscimento della protezione internazionale in violazione dell’art 6 della direttiva 2013/31/UE (direttiva procedure), che obbliga gli stati membri a garantite un accesso effettivo alla procedura di esame e di riconoscimento della protezione internazionale e violano gli artt. 2 e 3, L. n. 241/90 in quanto il riaccompagnamento, incidendo sulla sfera giuridica dei soggetti interessati, deve essere disposto con provvedimento amministrativo motivato, notificato al soggetto interessato e impugnabile innanzi all’autorità giudiziaria. 


Inoltre sostanziandosi in un respingimento o riaccompagnamento alla frontiera si tratta di provvedimento restrittivo della libertà personale per il quale è necessaria la preventiva convalida dell’autorità giudiziaria in attuazione dell’art. 13 della Costituzione come già previsto in generale per gli stranieri dagli artt 10 comma 2 bis e 13 comma 5 bis del D.lvo n. 286/1998.


Tutte le più autorevoli fonti danno conto delle sorti dei migranti “riammessi” in Slovenia, sottoposti di fatto a un respingimento a catena fino in Bosnia ed Erzegovina. Il Governo italiano sa bene che le “riammissioni informali” espongono i migranti, anche i richiedenti asilo, a trattamenti inumani e degradanti e impediscono l’accesso alle procedure di asilo a migranti che si trovano nel territorio dell’Unione, per la maggioranza provenienti da zone di guerra come l’Afghanistan, la Siria, o le regioni ex FATA del Pakistan. Sono note le carenze nelle procedure di asilo in Slovenia e Croazia e i trattamenti inflitti ai migranti dalla polizia  croata al confine con la Bosnia ed Erzegovina come denunciato anche nel recente Black Book of Pushback (https://www.borderviolence.eu/launch-event-for-the-black-book-of-pushbacks-expanded-and-updated-edition/) ed è nota la vera e propria crisi umanitaria vissuta dai migranti bloccati in Bosnia, denunciata anche dalla Commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa Dunja Mijatović.


Chiediamo al governo di porre fine a questa prassi illegittima e di rispettare la legislazione italiana e le convenzioni internazionali sul diritto di asilo.

 

MD - Magistratura Democratica, ARCI, ASGI, ACLI, CGIL

10/12/2022

Articoli Correlati

Eventi

Relazione sull'accesso di Magistratura democratica alla Rems di Calvi Risorta del 16 novembre 2024


Il 16 novembre 2024, la sezione napoletana di Md ha organizzato un accesso alla Rems di Calvi Risorta (Residenza per l’esecuzione di misure di sicurezza) cui hanno partecipato, oltre ad alcuni iscritti all’associazione, anche magistrati non iscritti ed avvocati dell’Associazione Antigone Campania. 

Comunicati

Il Csm interviene a tutela del Tribunale di Bologna


Ci troviamo in un momento storico in cui si ripetono – con frequenza e intensità crescente – ripetute aggressioni mediatiche alla persona di singoli magistrati: si tratta di attacchi gravi per i toni utilizzati – spesso sguaiati, gratuitamente offensivi, quando non violenti – e perché, spesso, provengono da persone che rivestono alti incarichi istituzionali; dichiarazioni che, poi, risultano amplificate dai media, talora con un’ulteriore esasperazione dei toni che rischia di sollecitare – come già sta avvenendo – risentimento e violenza verbale verso chi ha il torto di esercitare una pubblica funzione. 

Comunicati

Il Csm riprenda a esercitare la sua funzione di tutela della credibilità dell’Ordine giudiziario


Si ripetono con sempre maggiore frequenza gravi attacchi ai magistrati che – nell’esercizio delle loro funzioni – assumono decisioni sgradite alla contingente maggioranza politica. 

Noi e Medel

Dichiarazione sugli attacchi contro la magistratura italiana


MEDEL esprime forte preoccupazione per gli attacchi pubblici e la campagna mediatica in corso contro la magistratura a seguito delle decisioni emesse dalla sezione della protezione internazionale del Tribunale di Roma in relazione ai primi casi di applicazione del cd. Protocollo Italia-Albania.

Comunicati

Le conseguenze della “gogna mediatica”: Silvia Albano denuncia le minacce ricevute alla Procura di Roma


Silvia Albano, giudice esperta in materia di immigrazione, ha da sempre rilasciato interviste di taglio divulgativo sul tema della sua specializzazione, ha partecipato a convegni e occasioni di approfondimento insieme ad altri magistrati, ad avvocati e professori universitari.