Chi parla per noi?

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Chi parla per noi?


Lo scorso 19 aprile si è tenuta, nell’Aula Magna del Palazzo di giustizia di Milano, una partecipatissima assemblea dell’A.N.M. locale, nella quale molte magistrate e magistrati milanesi, e gli stessi dirigenti dei principali uffici giudiziari del distretto, hanno espresso seria preoccupazione per l’iniziativa disciplinare avviata dal Ministro della giustizia nei confronti di tre giudici della Corte d’Appello di Milano nel noto caso Uss.


Tutti, dirigenti compresi, hanno approvato all’unanimità un documento nel quale si sottolinea a chiare lettere  come l’iniziativa del Ministro costituisca un inedito, e quanto mai pericoloso, uso strumentale dell’iniziativa disciplinare per intaccare le prerogative di autonomia e di indipendenza della magistratura, affermando un inammissibile sindacato politico su provvedimenti giudiziari fisiologici e motivati, la cui eventuale impugnazione e correzione è, e deve restare, interna alla giurisdizione e sottratta al potere politico, vieppiù in casi in cui il Ministero è parte del procedimento e ben può ivi fare sentire la sua voce.


La presenza ieri, 27 aprile, nella stessa Aula Magna, del Ministro della Giustizia nel corso di un evento dedicato all’auspicabile prossima istituzione a Milano della terza sede del Tribunale unificato dei brevetti, rappresentava una giusta e doverosa occasione di puntualizzazione di quanto accaduto e di riaffermazione, da parte della magistratura milanese, della sua dirigenza e della sua rappresentanza associativa, delle ragioni di preoccupazione e di protesta nei confronti di  quell’iniziativa disciplinare, così convintamente espresse pochi giorni prima, visto che è stato lo stesso Ministro ad affrontare la questione in quella sede.


Senza nulla togliere all’importanza dell’evento, la presenza del Ministro non poteva e non doveva essere esautorata dal peso della rappresentanza politica di quella pericolosa iniziativa disciplinare, soprattutto alla luce del fatto che, nella settimana intercorsa tra l’assemblea del 19 aprile e l’evento di ieri, il Ministro ha ribadito in diverse sedi, istituzionali  e mediatiche, la propria convinzione in merito, senza muovere alcun passo indietro e anzi assumendo a tratti, in particolare nel corso della relazione al Parlamento, un atteggiamento persino irridente nei confronti dei giudici attinti dall’iniziativa disciplinare in questione.


Le immagini dell’evento di ieri e le dichiarazioni fatte dallo stesso Ministro, e da alcuni dirigenti, vogliono invece restituirci il quadro di una quasi esibita ed eccessiva cordialità, spinta oltre i protocolli di visita istituzionale, per accompagnare una narrazione di composizione e di rassicurazione che, crediamo, non corrisponde alla realtà percepita dall’intera Magistratura.


Non possiamo “sentirci rassicurati” dalle generiche petizioni di principio del Ministro sul rispetto dell’autonomia e dell’indipendenza della magistratura, quando l’azione politica si muove in senso contrario: nessun ripensamento, e anzi convinta insistenza, sul procedimento disciplinare e, negli stessi giorni, l’annuncio di un nuovo disegno di legge che vuole perseguire l’esiziale progetto di separare le carriere di giudici e pubblici ministeri, colpendo il cuore della nostra cultura giurisdizionale e del sistema di equilibri  costituzionali, per inseguire il disegno, fortemente voluto anche da una parte dell’avvocatura associata, di politicizzazione (e di un conseguente maggiore controllo)  della magistratura requirente.


Di fronte a tutto questo la domanda che viene spontanea è chi parla per noi? I dirigenti di uffici di eccellenza come quelli milanesi (rispetto, peraltro,  alle poche risorse riversate sul resto degli uffici giudiziari italiani)  o la voce corale ‒ ma forse ingenua a questo punto? ‒ di un popolo di magistrate e di magistrati che, attraverso la sua associazione, non guarda al colore del Ministro o alla sua provenienza dalle nostre stesse file per denunciare pericolose derive verso una Magistratura sempre più condizionata dalla politica e quindi verso una cittadinanza sempre meno garantita e libera?


L’abbassamento della voce spesso costituisce un segnale di un malessere più occulto e grave; non lasciamola cadere nel vuoto e torniamo a farla sentire.


L’esecutivo di Magistratura democratica

28/04/2023

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