ROMA – Sono tanti e fastidiosi i luoghi comuni che impediscono un reale dibattito nell’opinione pubblica italiana sul tema delle carceri. Da alcuni di questi parte Marcello Bortolato, magistrato di sorveglianza presso il tribunale di Padova, nella sua “radiografia” del sistema carcerario italiano. Una disamina che evidenzia come le condizioni di vita negli istituti penitenziari non siano più tollerabili. Da appendice del problema della giustizia, il carcere è diventato “il” problema, l’emergenza.
Le proposte di Md. Magistratura Democratica, ricorda Bortolato, si è sempre impegnata su questa questione elaborando proposte tese alla decarcerizzazione, alla introduzione di sanzioni sostitutive, all’abrogazione delle leggi riempitive delle prigioni (due per tutte : la ex-Cirielli e la Fini-Giovanardi ), all’elaborazione di progetti di mediazione penale e di probation sul modello delle legislazioni anglosassoni, all’instaurazione di prassi avanzate all’interno delle carceri, al tentativo, in ultima analisi, di garantire che la pena abbia davvero una funzione rieducativa ed escluda i contenuti inutilmente afflittivi.
Carcere come discarica sociale. Il momento attuale, il carcere come “discarica sociale”, è il risultato di politiche che non intervengono sui problemi ma che li negano attraverso la semplificazione della pena e del carcere. I numeri dicono tanto: la percentuale dei detenuti per violazione della legge sulla droga è del 36,9% (1 su 3) a fronte di una media europea del 15,4 % , una percentuale poi del 15-20 % è fatta di persone con problemi psichiatrici o di abbandono sociale. Se si considera anche la percentuale di stranieri (il 34 %), ne viene fuori che i 2/3 dei detenuti appartengono ad un’area del disagio che viene affrontata con lo strumento semplificatore del carcere.
Distorsione della Costituzione. In questa situazione il rischio di distorsione della Costituzione è evidente: non più rieducazione ma mera custodialità, con il giudice che da garante dei diritti individuali, compresi quelli delle vittime, diviene un semplice e talvolta spietato erogatore di sicurezza. E’ la fotografia impietosa del degrado vissuto nelle carceri italiane, alimentato in questi anni anche da slogan abusati come “certezza della pena”. E’ tempo, insomma, che i magistrati più “avvertiti” facciano la loro parte. Il carcere deve essere il tempio della legalità, conclude Bortolato, perché il buon funzionamento del sistema carcerario e il corretto trattamento dei detenuti è il più importante indicatore del grado di civiltà e democrazia di un Paese.