«Sembra surreale che un lavoro, come quello di magistrato, che dovrebbe essere fortemente orientato alla/dalla motivazione, ricco di curiosità innovativa e di impegno intellettuale per l’estensione degli ambiti di tutela dei diritti, attento alle specificità del singolo caso, caratterizzato da un’organizzazione orizzontale e non gerarchizzata, sia in corso di trasformazione verso paradigmi (o algoritmi) da “rider dei fascicoli” ossequienti ai “capisquadra”»

La distanza tra il confronto con persone reali, che dovrebbe animare la quotidianità del lavoro giudiziario, e le logiche (apparentemente) produttivistiche basate su numeri di fascicoli e “smaltimento di affari” che incombono sulla vita degli uffici giudiziari, sono ormai esperienza costante dei magistrati: l’interesse suscitato dall’articolo pubblicato su Questione Giustizia online, che riproponiamo, conferma la necessità di una discussione – che intendiamo avviare in uno spazio aperto a tutti i contributi – su questa deriva. 

È dal racconto di esperienze concrete che crediamo si possa arrivare a una sintesi e all’elaborazione di proposte altrettanto concrete per difendere il senso, il valore, l’orientamento costituzionale della giurisdizione.

 


Qui è possibile leggere l’articolo completo pubblicato su questionegiustizia.it