Appello Turchia
Sulla persecuzione di avvocati, docenti e magistrati
Dopo i giornalisti, i docenti universitari e gli avvocati, il governo turco umilia ed imprigiona prima i magistrati, poi i funzionari pubblici e i poliziotti, con l’effetto di annichilire la coscienza critica del Paese.
Liste di proscrizione - evidentemente già pronte da tempo - vengono usate per rimozioni ed arresti di massa, nel disprezzo delle regole minime dello stato di diritto, della dignità delle persone e dei diritti fondamentali al cui rispetto la Turchia e' obbligata in forza della sua appartenenza al Consiglio d'Europa, della Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo, di cui quel Paese fu tra i primi firmatari, e della sua stessa Costituzione.
Ora il Governo turco minaccia addirittura di reintrodurre la pena di morte “per volontà del popolo”,
I docenti, gli avvocati e i magistrati che sottoscrivono questo appello, uniti dal comune senso di appartenenza ad una comunità di diritto che sulla Convenzione europea e sul rispetto dei diritti umani ha fondato i suoi primi valori e le sue più feconde radici, si rivolgono alle istituzioni, europee ed italiane, perché ricorrano senza ritardo ad ogni possibile strumento giuridico e politico utile a bloccare le inaudite violazioni e a restituire la libertà a coloro che hanno l’unico torto di avere difeso i valori democratici.
Chiedono all'opinione pubblica di mantenere viva l'attenzione su una grande nazione la cui democrazia laica è in gravissimo pericolo.
Primi firmatari:
David Cerri, avvocato del Foro di Pisa
Ignazio Patrone, magistrato italiano di collegamento in Francia
Luca Perilli, magistrato, del Direttivo della Scuola superiore della magistratura
(È possibile aderire fino a lunedì 25 luglio, comunicandolo all'indirizzo ignazio.patrone@giustizia.it e precisando nome, cognome, professione e funzioni)
Hanno aderito:
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