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Md aderisce al Comitato per la difesa della Corte penale internazionale e dell’Onu

È evidente a tutti che è in corso un grave attacco politico al diritto e alla giustizia internazionale, e agli organismi internazionali ai quali è stato affidato, dopo gli orrori della Seconda guerra mondiale, il compito di difenderli e di attuarli. 

A questa strategia di attacco risponde l’adozione di misure sanzionatorie da parte del Presidente degli Stati Uniti contro la Corte Penale Internazionale, i suoi funzionari e il suo personale, e contro coloro che cooperano con essa in conformità con lo Statuto di Roma. Misure che si muovono sulla falsariga della incriminazione emessa dal Comitato investigativo della Federazione Russa nei confronti dei giudici e del procuratore della Corte penale Internazionale in seguito all’emissione,  il 17 marzo 2023,  di un mandato di arresto nei confronti (anche) del presidente Putin,  per la deportazione di  bambini ucraini durante il conflitto russo-ucraino. 

Lo  stato di diritto internazionale, che ha il proprio cuore nel sistema delle Nazioni Unite e nei diritti umani, è soggetto a un forte tentativo di delegittimazione,  che punta alla  neutralizzazione dello stesso ordinamento internazionale,  sotto la spinta incontenibile di Stati che tornano ad avere ambizioni imperiali. 

Con sempre maggior frequenza, gli Stati-nazione pretendono di esercitare ‒ al loro interno così come gli uni contro gli altri ‒ un potere senza limiti, con l’appoggio dell’élite mondiale dell’intelligenza artificiale, che utilizza, al di fuori di qualsiasi regola, sistemi informativi ormai diffusi capillarmente su tutto il pianeta, per orientare le idee e le condotte di popoli e persone, conformemente a questi interessi neoimperiali. 

Sotto la falsa illusione dell’evoluzione digitale, si corre il rischio di tornare a uno stato di guerra permanente tra imperi, ai genocidi, alle deportazioni e ai campi di concentramento, uccidendo l’autentica umanità della specie. Ed è proprio il valore della vita e la dignità di ogni persona che si è cercato di far vivere nel discorso dei diritti umani e negli organismi internazionali di cooperazione e di promozione della pace e della democrazia. 

Ne abbiamo avuto una drammatica dimostrazione in Italia, con il caso Almasri, nel quale lo Stato italiano ha violato una legge dello Stato, la n. 237 del 2012, e, contravvenendo all’obbligo di cooperazione con la Corte penale internazionale, ha fatto scarcerare un imputato raggiunto da mandato d’arresto della Corte per crimini contro l’umanità, tortura, omicidio e stupro di bambini che è accusato di aver commesso nel carcere libico di Mitiga, e lo ha fatto riaccompagnare in Libia su un volo di Stato;  e ha poi anche rivendicato, per il tramite del ministro della Giustizia, questa condotta, contraria alla legalità internazionale, scagliando anzi  un violento attacco alla giurisdizione e all’autorevolezza della Corte. 

In modo sempre più trasversale vengono messi in discussione i meccanismi democratici  di contrappeso e  di controllo, interni ed esterni ai sistemi nazionali, e si coltiva l’ambizione di ridurre le magistrature – nazionali e internazionali – a uffici burocratici di esecuzione degli atti politici dei governi. Si rischia di tornare a legittimare l’oppressione e la forza cieca come tratto distintivo dell’umanità. 

Le conseguenze a cui l’umanità andrà incontro, se questo processo di delegittimazione e di riaffermazione della forza degli imperi ‒ che procede per acclamazione di folle condizionate dall’intelligenza artificiale ‒   non dovesse fermarsi, sarebbero potenzialmente drammatiche.

La comunità dei giuristi che, di generazione in generazione, ha lentamente costruito, dalla fine della Guerra Mondiale a oggi, con moltissime difficoltà e non senza importanti sacrifici, un sistema giuridico multilaterale, che ha il suo fondamento nelle Costituzioni democratiche post-belliche, nel mutuo riconoscimento dei diritti umani e nella cooperazione interstatale, non può restare inerte di fronte a questo rischio enorme.  

Come giustamente riporta il documento fondativo del Comitato nazionale per la difesa della Corte Penale Internazionale e dell’Onu, promosso dalla Fondazione PerugiAssisi per la Cultura della Pace, l’alternativa alla Corte Penale Internazionale, all’Onu e al sistema multilaterale democratico è la legge del più forte, il dominio dell’illegalità, dell’arbitrio e dell’impunità, la violazione sistematica dei fondamentali diritti umani, delle libertà e della democrazia.

Magistratura democratica per questo aderisce con convinzione al Comitato per la difesa della Corte Penale Internazionale e dell’Onu, nella speranza che anche questo serva a riportare al centro del discorso pubblico la priorità che deve assumere la ferma tutela dei diritti umani rispetto al perseguimento di miopi nazionalismi. 

L’Esecutivo di Magistratura democratica

15/02/2025

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