La riforma costituzionale spacciata per “separazione delle carriere” costituisce il primo irreversibile passo per ottenere un pubblico ministero sottoposto al controllo politico e un giudice più debole, sempre più solo, con il rischio che diventi anche sempre più intimidito.
Le argomentazioni false con le quali una parte della politica e dell’avvocatura associata stanno trascinando il paese verso questa pessima riforma trovano gioco facile nel discredito e nella sfiducia che negli ultimi anni hanno investito la nostra istituzione.
Invertire la rotta e recuperare credibilità sono le aspirazioni comuni a tutta la magistratura e costituiscono le sfide dell’oggi per l’Associazione Nazionale.
Siamo convinti che per ritrovare una voce autorevole dobbiamo riallacciare il dialogo con la società, scegliere termini semplici per gli argomenti complessi ed essere sempre disponibili all’autocritica.
Perciò abbiamo più volte chiesto all’ANM più coraggio nel prendere posizione su condotte che ledono la fiducia sociale verso il corpo giudiziario, ma raramente abbiamo trovato ascolto.
L’Associazione nazionale magistrati deve trovare adesso (se non ora quando?) il coraggio di essere più incisiva nel difendere dall’interno l’autorevolezza e l’indipedenza del nostro essere magistrati e di entrare nella comunità e nella società civile. Per far capire alla cittadinanza che la prospettiva di un pubblico ministero esecutore dell’ideologia politica di turno e di un giudice debole è un rischio per tutti, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
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