(il report integrale è consultabile qui)
Il 18 e il 25 giugno 2012 si sono svolte due partecipate visite dei magistrati del distretto di Corte d’Appello di Catania alla Casa Circondariale di Catania “Piazza Lanza”, organizzate dal gruppo di AREA Catania. Vi hanno preso parte magistrati rappresentanti tutte le aree e le funzioni della giurisdizione (giudici, alcuni del settore civile, e pubblici ministeri, di primo e secondo grado), segno dell’interesse diffuso e condiviso a conoscere e capire dall’interno la realtà carceraria e i suoi guasti.
Entrambe le visite sono iniziate con una “tavola rotonda” tra i magistrati, la dirigente dell’istituto, dott.ssa Elisabetta Zito, e i responsabili delle attività trattamentali e della Polizia Penitenziaria.
Il Carcere di Piazza Lanza, al momento delle rilevazioni effettuate in occasione della seconda visita ospitava 546 detenuti (dei quali 528 uomini e 18 donne, 495 italiani e 51 stranieri), numero nettamente superiori ai parametri che definiscono la “capienza tollerabile” (v. report).
Un dato positivo è costituito, tuttavia, dalla riduzione del fenomeno delle “porte girevoli”, frutto della felice interazione tra la riforma legislativa di cui al D.L. 211/2011, conv. nella L. n. 9/2012, e le “misure organizzative” adottate dalla Pro-cura della Repubblica e dal Tribunale di Catania per dare efficace attuazione alla no-vella (v. report).
Ciò nonostante, il dato numerico è ancora troppo imponente per garantire standard di vita detentiva accettabili ed effettive opportunità di rieducazione a tutta la popo-lazione carceraria, e ciò proprio a causa del divario esistente tra il numero ele-vato di quanti sono in possesso dei requisiti previsti per partecipare ad attività educative e la insufficiente disponibilità di spazi e di risorse economiche e umane utili allo scopo.
Abbiamo quindi seguito il percorso dei detenuti in ingresso, attraversando la matri-cola, i locali accessori (dove si svolgono perquisizione personale e identificazione), una cella ‘tipo’ dei due reparti maschili (“Amenano” e “Simeto”), le celle destinate alle donne, le sale colloqui moderne e ben attrezzate, gli spazi destinati ad atti-vità educative e ricreative. Si segnalano poi i recenti progetti, già finan-ziati, di ristrutturazione di un’intera ala da tempo dismessa dell’istituto (prima de-stinata alle docce) e del reparto “Nicito” (deputato ai detenuti in isolamento).
Abbiamo discusso del tema delle rimesse di denaro a beneficio dei detenuti (v. report), dati che per la loro tracciabilità possono essere utilmente acquisiti nei pro-cedimenti di gratuito patrocinio, nei procedimenti penali relativi a reati di criminalità organizzata e di prevenzione patrimoniale, non trascurando peraltro il rischio che in aree di diffusa presenza della criminalità organizzata esse vengano impiegate in ta-luni casi quale strumento di riciclaggio/reimpiego di somme di denaro di provenien-za illecita e si prestino in concreto ad alimentare sistemi di gerarchia interna al car-cere tra chi riceve tanto e lo utilizza per destinarlo ai “meno abbienti” e questi ulti-mi.
A margine di tale resoconto, ci preme denunciare la gravissima situazione di di-sagio e disfunzione del sistema delle traduzioni dei detenuti provenienti dai diversi Istituti di pena del Distretto alle sedi giudiziarie dello stesso per assistere alla celebrazione dei processi a loro carico, a causa della insufficienza di fondi nel perti-nente capitolo di bilancio dei vari Istituti di pena. Numerosi mezzi di trasporto in dotazione alla Polizia Penitenziaria giacciono, infatti, in officina in attesa di ripara-zione, mentre per i mezzi in funzione non può essere ormai adeguatamente affron-tata la spesa per la fornitura di carburante. Abbiamo riscontrato come tale disfun-zione abbia provocato negli ultimi tempi un notevole rallentamento dei tempi di svolgimento delle udienze o addirittura il rinvio delle stesse, e ciò a fronte di un no-tevole dispendio di risorse umane di Polizia Penitenziaria.
Simona Ragazzi
(segretario Md Catania)