Breve riassunto: il 22 marzo scorso Artem Uss, di cui era stata chiesta l’estradizione negli Stati Uniti, evade dagli arresti domiciliari. Il 20 aprile il ministro Nordio, che il 6 dicembre 2022 aveva scritto agli americani “gli arresti domiciliari, resi più sicuri dal braccialetto, sono in tutto equiparati al carcere”, cambia idea e promuove l’azione disciplinare contro i giudici che avevano collocato Uss agli arresti domiciliari, incolpandoli di aver tenuto “un comportamento connotato da grave e inescusabile negligenza”.
È un illecito “impossibile”, dato che la legge pretende, perché vi sia illecito, “violazioni di legge – non comportamenti – connotate da grave e inescusabile negligenza”, ma la contestazione provoca l’immediata reazione, dapprima dell’ANM di Milano, che convoca un’assemblea a tambur battente, cui partecipano oltre 120 magistrati in presenza e poco meno da remoto, da tutta Italia; poi di altre Sezioni, che chiedono l’assemblea generale. Il 13 maggio il CDC dell’ANM delibera la convocazione per l’11 giugno, votando all’unanimità un documento proposto da MD.
Una reazione rapida, diffusa, trasversale: ma restano le domande iniziali.
Possiamo confidare che tutta la magistratura aderirà e sosterrà la protesta, nelle forme che l’assemblea è chiamata a deliberare, facendo rientrare, anzitutto, le posizioni di coloro che sembrano non aver colto tutte le implicazioni dell’iniziativa del ministro e temono di interferire nel procedimento disciplinare; ma anche quelle che auspicano gesti “catartici” quanto masochisti, come il rientro in ruolo di tutti i magistrati in servizio al ministero. Fatto che lascerebbe il campo a chi, fuori dalla magistratura, lo chiede insistentemente, proprio per occupare il vuoto creatosi, con nefaste conseguenze, facilmente immaginabili.
L’ANM non può limitarsi a proclamare le proprie ottime ragioni finora esposte, ma deve intraprendere coraggiosamente la strada, già percorsa in passato, indicata con nettezza proprio nel deliberato del CDC del 13 maggio.
È vitale coinvolgere tutti gli attori della giurisdizione, alcuni dei quali hanno già meritoriamente sostenuto le ragioni dell’ANM, e poi, attraverso i corpi intermedi, i cittadini stessi.
Un percorso di partecipazione che pone al centro i cittadini, beneficiari dei principi insidiati dall’azione disciplinare.
Un percorso in cui la magistratura non contempla più se stessa e le sue buone ragioni, ma si apre al confronto e alla critica del punto di vista esterno, che aumenta l’autorevolezza e l’efficacia della sua azione.