In seguito ai recenti sviluppi, volgendo al termine la presidenza francese, siamo onorati di invitarLa a tradurre in pratica questo programma, consapevoli dello specifico impegno storico della Francia a difesa dei valori dell’Europa, tra cui lo Stato di Diritto. Come sa, la Commissione Europea e il governo polacco attualmente stanno discutendo le modalità di erogazione di fondi comunitari dovuti alla Polonia. Alle condizioni poste dalle istituzioni europee, è impellente la necessità che lo stato polacco rispetti le decisioni della Corte di Giustizia dell’Unione Europea del 14 e 15 luglio 2021 che hanno dichiarato contrarie al diritto europeo le riforme con cui il governo ha istituito una commissione disciplinare, che non rispetta le necessarie garanzie di indipendenza, per cui i giudici potrebbero essere ritenuti responsabili per il merito delle proprie decisioni.
Per ricevere i fondi pattuiti, il governo polacco ha recentemente sottoposto alla Commissione europea un disegno di legge che avrebbe lo scopo di rimediare alle gravi violazioni dello stato di diritto. Mentre le autorità polacche affermano di aver rispettato i requisiti europei, l’analisi degli emendamenti proposti dimostra che così non è: il Consiglio Giudiziario Nazionale rimarrebbe composto da una maggioranza di membri nominati dal potere esecutivo e da quello legislativo, e la “legge-bavaglio” che punisce i giudici che danno precedenza all’applicazione della legge europea su quella domestica non verrebbe abrogata.
Mentre la Commissione Europea ha recentemente dichiarato di essere sulla buona strada per il raggiungimento di un accordo con il governo polacco, è responsabilità della Francia, nel suo ruolo di Presidente dell’Unione ma anche in quanto stato fondatore della Comunità Europea, garantire che tale accordo non comporti un sacrificio dei suoi valori fondamentali. In particolare, deve assicurarsi che, prima di qualsiasi erogazione di fondi europei, le autorità polacche implementino riforme che ricostituiscano efficacemente l’indipendenza del potere giudiziario, ristabilendo la parità tra i giudici all’interno del Consiglio Nazionale di Giustizia, ed eliminando ogni possibilità di mettere in discussione, direttamente o indirettamente, la responsabilità dei giudici per il merito delle proprie decisioni.
Lavorare così per ricostituire lo stato di diritto non solo è una necessità intrinseca alla luce dei valori democratici dell’Unione Europea; l’esistenza in ciascuno Stato Membro di un sistema giudiziario che garantisca il completo rispetto dei diritti e delle libertà dei cittadini è una condicio sine qua non per l’ordinamento giuridico europeo. Il riconoscimento reciproco delle decisioni giudiziali e del sistema legale di ciascuno stato presuppone che ogni stato garantisca ai propri equivalenti il rispetto degli stessi standard e garanzie, a partire dal diritto di ogni persona a una giustizia pienamente indipendente. Infatti, la legittimità delle decisioni pronunciate dai giudici polacchi che sono stati nominati da un consiglio nazionale giudiziario ora asservito al governo è messa in discussione. Se permettiamo che tale situazione persista – rischiando di vederla diffondersi in altri stati – è proprio il principio di una costruzione europea basata sull’integrazione per mezzo del diritto che viene messo in discussione.
Non osiamo credere che la Francia, madrepatria dei diritti umani, non stia facendo quanto in suo potere per prevenire questo processo di disintegrazione. Le federazioni che raccolgono la stragrande maggioranza delle associazioni di giudici e pubblici ministeri in Europa, le organizzazioni firmatarie, rimangono pronte a supportare e accompagnare le iniziative del governo francese in questa direzione.
Edith Zeller
Presidente di Association of European Administrative Judges (AEAJ)
Duro Sessa
Presidente di European Association of Judges (AEJ/EAJ)
Tamara Trotman
Presidente di Judges for Judges
Felipe César Marques
Presidente di Magistrats Européens por la Démocratie et les Libertés (MEDEL)