Immigrazione

Memorandum con la Libia e rispetto del diritto internazionale

Sulla base di questo accordo, l’Italia continua a finanziare i centri di detenzione e la Guardia costiera libica, proseguendo nella politica di esternalizzazione delle frontiere e rischiando, così, di aumentare sempre più i pericoli cui sono esposte le persone vulnerabili che attraversano quel paese.

Magistratura democratica esprime forte preoccupazione per il rinnovo – che scatterà automaticamente il 2 novembre – del Memorandum d’intesa siglato con la Libia due anni fa.

Sulla base di quell’accordo l’Italia continua a sostenere, con risorse cospicue, la Guardia costiera libica e i centri di detenzione in Libia, avendo adottato una politica di esternalizzazione delle frontiere che non tiene conto degli attori internazionali in campo e delle conseguenze devastanti sulla vita e sui diritti umani delle persone migranti.

L’esperienza dimostra che i finanziamenti non sono serviti a migliorare le condizioni di vita dei migranti nei centri di detenzione, dove sono soggetti a violenze di ogni genere e ridotti in schiavitù, alimentando un vero e proprio traffico di esseri umani gestito dalla stessa Guardia costiera libica, con complicità istituzionali.

Tale quadro – quotidianamente riscontrabile dai magistrati impegnati nelle audizioni dei richiedenti protezione internazionale – è confermato dal rapporto del Segretario generale delle Nazioni Unite Antonìo Gutierres, rapporto consegnato alla Procura della Corte penale internazionale, insieme ad altre relazioni, che hanno già provocato l’interesse ufficiale di quella Procura per i crimini contro l’umanità posti in essere nei confronti dei migranti in Libia.

Vale la pena di ricordare, ancora una volta, che la Libia non ha mai ratificato la Convenzione di Ginevra del 1951, relativa allo status di rifugiato, e che nel Paese è in corso una guerra civile sanguinosa.

Gli effetti di tale guerra sono subiti anche dai migranti: basti pensare al bombardamento che lo scorso 2 luglio ha colpito un centro di detenzione, provocando quaranta vittime e ottanta feriti.

Ogni finanziamento a quel Paese, quindi, rischia di aumentare sempre più i pericoli cui sono esposte le persone vulnerabili che l’attraversano.

Ben altre sarebbero le politiche da adottare per fermare i trafficanti, a partire dalla realizzazione di corridoi umanitari, gestiti dalle nostre Istituzioni.

Ai sensi dell’art. 80 della Costituzione, inoltre, riteniamo necessario che il rinnovo del Memorandum – come invece non è accaduto per l’approvazione – venga discusso in Parlamento, al quale solo compete “la ratifica dei trattati internazionali che sono di natura politica”.

Chiediamo, in sostanza, il rispetto del diritto internazionale, dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’Uomo fino alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea.

31/10/2019

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