Cronache al di là del muro
Quando l’integrazione passa da un campo di calcio
Magistrati, detenuti, migranti e studenti uniti per un giorno dal gioco del calcio. A Rebibbia sono scesi in campo, per un triangolare d’eccezione, i giudici di Magistratura democratica, i reclusi del carcere romano e l’Atletico Diritti.
CARCERE DI REBIBBIA, ROMA – Un pallone trafitto dagli offendicula posti a presidio della recinzione che
delimita il campo di calcio.
È questa, tra le altre, l’immagine che porterò per sempre scolpita nella
mia memoria, come ricordo di una giornata speciale, una di quelle giornate che
ti regalano talmente tante emozioni da lasciarti stordito, al punto che la notte
fai fatica a prendere sonno.
A partita finita, nello spogliatoio, ciò che sentivamo addosso non era
tanto la stanchezza di chi è arrivato impreparato atleticamente ad una manifestazione
sportiva, quanto l’emozione di chi si rende conto di essere stato protagonista
di un evento straordinario.
Eravamo arrivati all’ingresso del carcere di Rebibbia preoccupati della
nostra scarsa condizione atletica; non avevamo messo in conto, però, che ciò a
cui eravamo davvero impreparati sarebbe stato il fiume di sentimenti che ci
avrebbe travolto oltrepassato quel cancello.
E se per chi come me, Gabriele, Marco, Erminio e Stefano entrare in carcere
per motivi di lavoro fa parte ormai della routine, pensate, invece, cosa
hanno potuto provare i giovani colleghi in tirocinio che per la prima volta
hanno messo piede in un Istituto di reclusione (effetto perverso della
riduzione del periodo di tirocinio che ha comportato la soppressione del periodo
di formazione in carcere). La loro gratitudine a fine partita ci ha ripagato di
tutta la fatica che facciamo quotidianamente per dimostrare, prima di tutto a
noi stessi, che si può essere magistrati in tanti modi, ma il più bello è
“mettendosi in gioco” senza timore e con generosità.
Per la prima volta, da quel lontano 1964, anno della sua fondazione,
Magistratura democratica è entrata con la sua squadra in un campo di calcio ed
è stato un esordio che, almeno noi che lo abbiamo vissuto in prima persona, non
dimenticheremo mai.
Il triangolare di calcio a cui abbiamo dato vita insieme alla squadra dei
detenuti di Rebibbia e all’Atletico Diritti, un team costituito da migranti,
studenti universitari e persone in esecuzione penale, è stato vinto dagli ospiti
di casa e non poteva andare meglio. Sono convinto, infatti, che, forse solo
per un giorno e a prescindere dal risultato sul campo, ieri le vite di molti di
loro sono state attraversate da un raggio di luce. L’ho visto nei loro sguardi
a fine partita, l’ho sentito negli abbracci che ci siamo scambiati, me lo hanno
detto.
Ho promesso loro che saremmo tornati per la rivincita. Mi hanno risposto
che non vedono l’ora di batterci ancora.
Rocco Maruotti, Sostituto Procuratore della Repubblica – Procura di Rieti