ROMA – Apprezziamo le parole del Capo della Polizia Franco Gabrielli sui fatti di Genova.
Auspichiamo
che ora alle parole seguano fatti concreti a partire dal consolidarsi
di segnali di gestione dell’ordine pubblico e delle manifestazioni di
piazza coerenti con quelle parole.
Per
tutti i cittadini un importante terreno di verifica dell’effettivo
processo di democratizzazione delle forze di polizia sarà rappresentato
dalle decisioni che verranno assunte in relazione alla possibilità che
vengano reintegrati i dirigenti condannati.
Nel
confermare il giudizio del tutto negativo sulla legge introduttiva (L.
110/17) di un reato di tortura spogliato dei suoi elementi essenziali e
distante dal testo della Convenzione ONU, riteniamo necessaria l’urgente
introduzione nell’ordinamento di quegli strumenti idonei a prevenire, a
reprimere e a indagare su quel reato: primo fra tutti, come rilevato
dallo stesso Gabrielli, l’adozione dei codici identificativi delle
polizie.
Siamo
consapevoli che, in questa epoca di tensioni sociali, di svuotamento
della democrazia rappresentativa e di criminalizzazione del dissenso e
della solidarietà, l’ordine pubblico rischia di divenire la camera di
compensazione di conflitti non risolti sul piano del riconoscimento dei
diritti e dello stato sociale.
Occorreranno, anche da parte della magistratura, risposte orientate dalla legalità costituzionale.
Magistratura democratica, 21 luglio 2017