ROMA – Magistratura
democratica aderisce al Comitato per il NO nel referendum costituzionale sulla
legge di riforma Renzi – Boschi.
Non
si tratta, contrariamente a quanto si vuol far intendere, di un referendum sul
grado di apprezzamento nei confronti del Governo: è in gioco invece l’architettura
democratica della Repubblica.
La
riforma, in sinergia con la legge elettorale ormai nota come “Italicum”, non
ammoderna la macchina dello Stato; a nostro avviso ne determina, al contrario, una
pericolosa involuzione.
Si
introduce una concezione semplicistica e formale della democrazia, in base alla
quale chi vince prende tutto, e si rinuncia alla soluzione della crisi di
fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni, riducendo sempre più la
partecipazione a una sorta di delega in bianco nei confronti di un vertice meno
vincolato a controlli sufficientemente autorevoli ed efficaci.
Come
cittadini, giuristi e magistrati democratici viviamo con grande preoccupazione il
forte pericolo di riduzione dell’autonomia di fondamentali istituzioni di
garanzia, quali la Corte Costituzionale e il Consiglio Superiore della
Magistratura, i cui componenti di nomina parlamentare potranno essere
espressione della sola maggioranza, qualunque essa sia; una maggioranza
alterata da un premio che si vuole giustificare in nome della governabilità, ma
che incide sulla rappresentatività e condiziona oltre misura la stessa elezione
del Presidente della Repubblica.
A
fronte di tali passi indietro, non si intravedono i prospettati vantaggi in termini
di semplificazione istituzionale. Basti pensare alle otto farraginose procedure
legislative, introdotte da questa legge in luogo delle attuali, per avere la
plastica dimostrazione del carattere per molti versi illusorio o fittizio del
cambiamento.
La fine del bicameralismo perfetto, come è stato autorevolmente messo
in chiaro, rivela aspetti puramente propagandistici: il Senato rimane titolare
di numerose competenze legislative primarie e del potere di revisione della
Costituzione, ma smette di essere eletto dai cittadini.
Il
NO nel referendum non è dettato da inerzia e conservazione, ma da volontà di
riforme che si collochino nel solco di un rinnovamento reale e democratico
delle istituzioni per l’estensione della partecipazione e della coesione sociale,
per la tutela dei diritti fondamentali, per una democrazia sostanziale e
veramente efficiente.
(12 gennaio 2016)