XX Congresso

L’intervento di Carlo Sabatini

di Esecutivo di Magistratura Democratica

Vi
ringrazio per l’invito, a nome anche del Presidente del Movimento per la
Giustizia/art. 3, Claudio Gittardi: questa è per me gradita occasione di
ritorno a Reggio Calabria, luogo in cui ho lavorato con persone cui sono molto
legato; occasione di reincontro con gli amici di Medel, dimensione
sovranazionale che tanto ci può insegnare; occasione, soprattutto, per potere
parlare apertamente con tutti gli amici di Magistratura Democratica, con un discorso
breve ma spero utile a portare un contributo al dibattito che ci accumuna.

Comune a
MD e Movimento è infatti la consapevolezza che il modello di magistratura – che
i Costituenti hanno costruito per rispondere ad esigenze anche mutevoli nel
tempo e che abbiamo insieme difeso in questi anni, ritenendolo strumento
essenziale di democrazia – rischia di essere comunque trasformato. Perchè
cambia il contesto in cui operiamo, che afferma come valori assoluti la
stabilità economica e la sicurezza, e la loro prevalenza sui diritti e
sull’equità sociale; perchè alla capacità di decisione e di effettiva gestione
delle realtà sociali, secondo i meccanismi propri delle democrazie
rappresentative, si sostituisce sempre più la capacità mediatica, spesso priva
di reali contenuti propositivi, talvolta finalizzata a realizzare interessi
(palesi od occulti) di singoli o di gruppi di potere; perchè ne stanno cambiando
anche gli interpreti, per variazioni ‘tipologiche’ intrinseche (età di ingresso
maggiore e quindi spesso esperienze lavorative pregresse) ed estrinseche, come
una minore ‘formazione politica’, termine che, come è stato detto anche in
altri interventi, dalle ultime generazioni viene talvolta letto con una sorta
di aprioristico sospetto. Tutto questo sta portando gradualmente ad un
approccio differente con il nostro lavoro, che ci piaccia o no, ad una idea
diversa di magistratura: che indubbiamente viene coltivata da chi vede in
questo passaggio l’opportunità di affievolirne la funzione di garanzia.

Allora,
la scommessa che si apre per questi anni è quella di accompagnare questo
mutamento, renderlo trasformazione e non involuzione.                       

Questo obiettivo,
a mio avviso, ci porta ad Area: Area come strumento nuovo per valori consolidati
e in larga parte condivisi, come gli anni delle nostre rispettive storie hanno
affermato; Area che può contenere anche diversità, delle quali non dobbiamo
avere timore, perchè ci consentono rinnovamento e crescita; Area che può in
definitiva rappresentare il punto di sintesi tra le esperienze che ciascun
gruppo ha costruito ed un nuovo progetto comune, e in cui si possano
riconoscere anche le nuove generazioni di magistrati.

Non ho certezze
assolute, nè soluzioni preconfezionate; in particolare, non mi interessa
nemmeno stabilire, adesso, quale sarà in futuro il ruolo dei due gruppi che
stanno fondando Area, perchè sarà un ruolo che si comprenderà nel tempo, su
quanto Area riuscirà o non riuscirà ad essere e a realizzare. Voglio
sottolineare che non mi sento né partecipe di progetti di liquidazione, nè di progetti
di espansione ‘ostile’ dell’uno in danno dell’altro: provo invece a proiettare sul
futuro l’esperienza del gruppo che in questo momento ho l’onore di
rappresentare, e in continuità con questa esperienza vedo il Movimento, necessariamente
insieme ad MD, come elementi imprescindibili di questo nuovo soggetto, motori primi
di Area.

E quindi
credo che i due gruppi che di Area sono gli artefici, in Area si debbano
impegnare senza riserve, senza equivoci, almeno secondo due linee di azione:

– Abbiamo
lavorato per tanti anni sui diritti e sulla loro attuazione; sull’efficienza, sull’innovazione,
sulla magistratura onoraria, su modelli di dirigenza condivisa e diffusa;
abbiamo avuto attenzione e interlocuzione con la società civile: patrimoni che
possono essere coniugati e investiti, per riaffermare e rafforzare il ruolo
della magistratura, coerente con la sua collocazione costituzionale e che sia in
grado di rispondere al mutato contesto.

Soprattutto
chi ha una storia più lunga e consolidata può temere maggiormente di alterare e
disperdere la propria tradizione: ma si deve essere consapevoli che ogni
chiusura impedisce di rendere questi patrimoni comprensibili e disponibili
anche a chi non ha seguito lo stesso percorso. Magistratura Democratica,
Movimento per la Giustizia/art. 3 hanno rappresentato per molti anni l’anima
nuova e viva della magistratura: possono continuare ad esserlo ancora.

– Il
secondo passaggio è quello di realizzare un soggetto che corrisponda in pieno a
questi obiettivi, che sappia portare in Area tutte le forze che vi si
riconoscono, che garantisca nei termini più pieni che tutti sono, e si sentono,
corresponsabili di ciò che Area diviene e di ciò che può realizzare. E’ solo questa
la ragione per cui il Movimento ha indicato, come una delle possibili soluzioni,
la presenza (eventualmente minoritaria rispetto ad altre componenti elettive)
di chi può esprimere la linea dei singoli gruppi.

Al di
là delle soluzioni che saranno comunque individuate, è però importante superare
il ‘trialismo’ di soggetti, che abbiamo sperimentato finora: che porta a
sfasature, a rischi di incomprensioni, di fughe avanti o di passi indietro. Abbiamo
coltivato collaborazione, confidenza e lealtà tra le rispettive dirigenze
nazionali e con il Coordinamento; a Roma ho personalmente sperimentato
un’azione di Area condivisa e forte: ma rimane, comunque insito nel meccanismo
attuale, il rischio di non camminare con lo stesso passo.

In
questa prospettiva, l’appuntamento di giugno diventa decisivo: Area ha fatto
molto, ma rimane in una condizione di incompiutezza, che non può essere
protratta. Se la pensiamo come il soggetto in grado di promuovere per il futuro
con più forza e ampiezza il modello di magistrato
costituzionalmente orientato, che vede nell’esercizio della giurisdizione la possibilità
di realizzare i diritti di tutti – e non agisce nella limitata prospettiva della
propria corporazione – si deve realizzare un circuito comune e
simmetrico tra questa idea ‘politica’ e tutte le sue espressioni nel Consiglio
Superiore, nei Consigli Giudiziari, nell’ANM: senza timore che questo comporti limitazioni
nè per i singoli gruppi nè tantomeno per Area stessa, consapevoli invece che
riuscire in una sintesi di percorsi diversi ma così convergenti può costituire
un faro all’interno e all’esterno della magistratura.

Vi
ringrazio per l’attenzione e  vi auguro,
con tutto il cuore, un buon lavoro


Carlo Sabatini – Segretario generale del Movimento per la Giustizia /art.3
07/04/2015

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