ROMA – Sbaglia, oppure è in malafede, chi si ostina ad affermare che i giudici
della Cassazione “non avrebbero avuto il coraggio” di annullare, al pari
di chi da tempo furbescamente affermava che solo una sentenza di
annullamento avrebbe dimostrato la buona fede di quei giudici.
La
verità è che i giudici il coraggio di assolvere e di annullare ce
l’hanno e l’avrebbero avuto se ce ne fosse stata ragione, così come
hanno il coraggio di confermare e condannare. Perché sono giudici che
sanno fare il loro mestiere, nonostante tutti i tentativi di
condizionarli con argomenti che appartengono al lessico della politica
di oggi ma, per fortuna, non fanno breccia nella cultura di chi
professionalmente sa tenere distinto il singolo processo da ciò che gli
viene costruito attorno.
Non sbaglia, invece, chi guarda con
preoccupazione al futuro della giustizia in Italia. I ripetuti richiami
che ieri sera sono stati rilanciati alla necessità di “riforme della
giustizia” suonavano come risposte alla prova di indipendenza che la
magistratura ha saputo dare, a dimostrazione che una parte consistente
(quanto consistente vedremo) del sistema politico considera quella
indipendenza un pericolo e intende andare adesso alla resa dei conti.
Il
fatto che si pensi di farlo pochi istanti dopo una sentenza di Cassazione che a parole molti dicono di rispettare è un segnale
negativo, che offre legittimazione a coloro che accusano di parzialità
una parte “minore” della magistratura ma sono, in realtà, interessati a
interventi che mirano ad addomesticare un potere dello Stato che
nonostante tutto non sono riusciti a controllare e condizionare.
Anna Canepa (segretario generale Magistratura democratica)
Luigi Marini (presidente di Magistratura democratica)
(2 agosto 2013)