Il ricordo

Per Carlo Verardi

Carissimo Carlo,

ogni anno aspettiamo questo giorno per incontrarti, come se non fosse il giorno in cui siamo rimasti senza, ma quello in cui ci ritroviamo dopo un lungo viaggio o una lunga assenza. E nell’abbraccio di questo giorno, che ci spinge a radunarci per conversare come spesso accadeva dopo un incontro di studio, dopo un convegno o un’assemblea, sono tante le cose che vorremmo raccontarti, tante le cose che vorremmo ascoltare da te.

Ancora oggi, come in  quel terribile settembre del 2001, l’odio e l’orrore tornano a manifestarsi nelle forme più estreme. Gli uomini appaiono sempre più incapaci di resistere all’impulso della distruzione; nel mondo crescono dolore e sofferenza; l’orizzonte quotidiano dell’intero pianeta sembra pervaso da una perdita di senso; l’incertezza, la precarietà, l’impoverimento assumono le forme di tragiche cifre dell’esistenza. E nel vuoto progressivo del presente, sembra restare sommersa anche la speranza del futuro.

Di fronte all’inconcludenza di progetti politici vecchi e nuovi, che continuano ad assumere come obiettivo non le urgenze dei diritti e la realtà dei bisogni, ma la bandiera degli annunci e l’esibizione di leggi che non riescono a mascherare le pratiche dei compromesso e rendono ancor più aleatorio e frammentario il sistema delle fonti; di fronte al tentativo (portato avanti in forme diverse, ma non meno ostinate) di guardare ai problemi del paese e della giustizia come se la magistratura ne fosse il principale responsabile, è necessario tener salda la forza degli ideali e non smarrire la coscienza dei propri compiti e la consapevolezza di quanto sia irrinunciabile il ruolo della giurisdizione per conservare o attribuire a chi non l’ha mai avuta la dignità che spetta alle persone, continuando a svolgere la funzione di presidio fondamentale delle libertà individuali e collettive.

Questa è l’idea che, a dispetto di tutto, ancora coltiviamo della giurisdizione, con la volontà di non cedere alla rassegnazione ed a quel senso diffuso che – nella debolezza politica e nelle contraddizioni dell’Europa – tende ancora a sostituire nebulosi progetti di efficienza e di mercato alle istanze prioritarie dei diritti.

La “variabile” giudiziaria (come ancora troppo volte, usando parole senza senso, si ama definirla) non può temere di influenzare le contingenze politiche, ma deve essere lontana quanto più possibile da questo timore, poiché proprio in ciò – nel non essere condizionata dalle contingenze politiche – consiste il contributo specifico che la giurisdizione può dare al processo di affermazione ed al rafforzamento della democrazia in ogni parte del mondo, proprio in questo risiede il suo essere calata nella trama dei rapporti storici e sociali di un paese.

Carissimo Carlo, amico nostro grande e indimenticabile, ogni giorno è il luogo dell’appuntamento con ciò che ci hai insegnato, ogni giorno è l’occasione per mettere alla prova – con virtuosa ed instancabile pazienza nel ricucire i brandelli dell’ordinamento giuridico puntando lo sguardo sulla trama dei diritti – l’impegno di coerenza che abbiamo il dovere di adempiere per noi e per gli altri

Anche quest’anno porteremo fiori con il pensiero sulla terra che ti abbraccia e ti nasconde. Tu – che in realtà sei stato ogni giorno con noi, che non abbiamo saputo ricordarti abbastanza e non siamo stati capaci di fare tutto quello che avremmo dovuto raccogliendo il tuo esempio, il tuo invito e il tuo pensiero – continuerai a  darci i fiori della tua serenità, della tua forza e della tua fiduciosa speranza, di cui abbiamo sempre immenso bisogno.
 


Gianfranco Gilardi


(15 settembre 2014)

15/09/2014

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