Iniziativa

Sviluppo in-sostenibile?

di Esecutivo di Magistratura Democratica

Mandateci le vostre riflessioni

di LUIGI MARINI

ROMA – Dopo tanto parlare di beni comuni e di sviluppo sostenibile, di investimenti in cultura e ricerca, di sguardo sul futuro, arriva il “decreto del fare”, secondo cui la burocrazia è un nemico mortale della “ripresa”. Dunque va eliminata.

Si tratta di impostazione comprensibile, se sostenuta da Confindustria e dai così detti ceti produttivi, ma assai poco convincente se fatta propria da chi la burocrazia aveva il potere di trasformare da problema in risorsa. Perché accanto alla burocrazia inutile e “cattiva” c’è una burocrazia “buona”, fatta di persone che nonostante tutto presidiano beni comuni e valori costituzionalmente rilevanti, come l’ambiente, il paesaggio, l’acqua che usiamo e l’aria che respiriamo.  Una burocrazia buona avrebbe limitato i danni di Taranto, impedito devastazioni ambientali, tutelato le nostre risorse non rinnovabili.

Aiutare la burocrazia buona si sarebbe potuto. Evitando tagli orizzontali alle risorse e selezionando gli interventi. Chiudendo gli enti inutili. Razionalizzando le competenze ed evitando duplicazioni. Semplificando le leggi e investendo per applicarle. Riducendo gli stipendi stratosferici di pochi per investire nell’assunzione di giovani qualificati. Nulla di tutto questo è stato fatto e la burocrazia cattiva ha proliferato, tra inefficienze e sperperi.

E ora ci vengono a dire che la modifica dell’art.243 del TU ambientale (in tema di acque) è necessaria per salvaguardare l’economia, oppure che si debbono ridurre i vincoli agli interventi edilizi, come se decine di migliaia di abusi non fossero stati commessi grazie, spesso, a controlli inesistenti o tardivi. Salvo poi piangere dopo inondazioni, crolli, disastri.

Rendere le soprintendenze ai beni ambientali prive di risorse adeguate ha concorso a delegare i poteri di controllo a quegli stessi comuni che le soprintendenze dovevano indirizzare e serve ora a dire che i tempi di risposta sono insostenibili e bisogna “semplificare” ancora.

Di tutto questo vorremmo parlare con una riflessione di ampio respiro che consenta di capire e valutare se davvero la “ripresa” del Paese impone forme di sviluppo in-sostenibili sul piano dell’ambiente e della tutela dei beni comuni.

Per fare questo sollecitiamo riflessioni, appunti, suggerimenti da parte di tutti coloro che hanno esempi da fare, critiche da muovere al legislatore o al pensiero appena esposto, suggerimenti di nuovi profili e di nuovi temi meritevoli di attenzione.

Grazie fin d’ora a chi darà il proprio contributo. Se gli interventi ci diranno che il tema interessa, sarà possibile preparare materiali e spunti per un seminario o per altra forma di dibattito pubblico che riporti al centro dell’attenzione temi e valori che ci sono cari.

Tutti i materiali potranno essere inviati a stampa@magistraturademocratica.it

09/08/2013

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