ROMA – La buona amministrazione è fatta di lungimiranza, di coerenza e di pazienza quotidiana.
Dopo lustri caratterizzati da lamentale sulla cattiva distribuzione delle risorse, da critiche alla politica che non decideva, da proposte e da pareri, la magistratura vede ormai a un passo la tanto sollecitata chiusura delle sezioni distaccate e di una trentina di sedi giudiziarie. Il percorso è avviato, con programmazione della nuova logistica, riassegnazione dei fascicoli, progetti di mobilità, avvio delle procedure per la sistemazione dei servizi.
Eppure, sono bastati un cambio di governo e qualche fatto accidentale (chiamiamoli così) perché tornino insistenti voci di un rinvio o, addirittura, di un ripensamento.
Le sole voci bastano a creare problemi, incertezze, risollevarsi dei malumori. Il percorso, già difficile, rischia di rallentare e in alcuni casi di incepparsi.
Perché la chiusura e l’accorpamento di uffici non è cosa semplice, e volendo si è sempre in condizioni di dire che non ci sono (ancora) le condizioni.
Questa politica e queste logiche sono il contrario della buona amministrazione, che non può tollerare decisioni non attuate, percorsi ritardati, piccole furbizie e grandi alibi che fanno pagare alla collettività un prezzo non più tollerabile.
Il Comitato esecutivo di Magistratura democratica
21 maggio 2013