di LIANA MILELLA (DA REPUBBLICA DEL 16/01/2013)
Prima di mettere una persona in cella bisogna esperire le altre strade. La ricetta Bruti è possibile. Lo dice Ezia Maccora, gip a Bergamo, nel parlamentino Anm per Md ed exCsm.
Il procuratore di Milano ha ragione?
«La sollecitazione è corretta. Il carcere è già l’extrema ratio per la misura cautelare e sono molteplici le misure alternative a cui ricorrerein fase esecutiva, soprattutto per lepenebrevi».
Non si rischia un atteggiamento lassista con gli indagati?
«Direi di no perché ogni misura cautelaredeve rispondere ai principi di adeguatezza, gradualità e proporzionalità. La legge prevede molteplici misure, occorre scegliere quella proporzionata ai fatti commessi, alla pena chesi ritiene di irrogare, alle esigenze cautelari dasoddisfare. È un giudizio che va espresso di volta in volta e il giudice deve disporre la custodia in carcere solo quando ogni altra misura risulti inadeguata».
Il Guardasigilli Severino si è battuta per un ddl per rendere obbligatorio valutare i domiciliari prima del carcere, ma la destra lo ha bloccato. Sarebbe stato utile?
«Sicuramente sarebbe stato un primo passo per una maggiore razionalizzazione delle penedetentive, ma la situazione penitenziaria dell’Italia richiederebbe interventi molto più ampi e incisivi il carcere, come pena principale, va ripensato».
E se un rapinatore ai domiciliari commette un nuovo furto?
«I cittadini si aspettano processi rapidi per un accertamento definitivo della responsabilità penale. Un sistema efficiente restituirebbefidúcia nella giustizia e farebbe anche comprendereche il gravissimo sovraffollamentodelle carceri richiede risposte immediate. Comunque, nei casi gravi, il carcere in sede cautelaree in sede esecutiva è un passo obbligato».