Per una volta Giancarlo Caselli sbaglia.
Magistratura democratica ha a cuore che tutti i processi, a cominciare da
quello sulla c.d. “trattativa Stato-mafia”, siano celebrati in modo
efficace nella pienezza del contraddittorio e nell’uguaglianza tra le parti.
Con questo spirito l’esecutivo ha reso pubblico un documento che sta facendo
discutere. E lo ha fatto perché Magistratura democratica è vicina a tutti i
magistrati che in tante sedi, da Milano a Palermo, da Taranto a Torino a
Genova, stanno affrontando, fra mille difficoltà, vicende complesse che
coinvolgono interessi di grande rilievo.
Se si ha a cuore la ricerca della verità, soprattutto in materie di grande
delicatezza, si deve pretendere che le indagini e il processo siano
immuni da interferenze e da ogni forma di condizionamento.
Non giovano a questo risultato tutte le manifestazioni che immettono nel
dibattito pubblico letture dei fatti che caricano le vicende processuali di
significati impropri.
Oggi, grazie alle conquiste che anche per merito di Magistratura democratica
consentono ai magistrati di essere davvero indipendenti, è possibile condurre a
conclusione accertamenti che riguardano aree dell’economia e delle istituzioni
un tempo sottratte al controllo di legalità, e lo si può fare nella fisiologia
delle indagini e del processo.
Si tratta di conquiste che dobbiamo tutelare ad ogni costo.
Per questo Md ha sentito il dovere di mettere in guardia dalla crescente
drammatizzazione che circonda le indagini palermitane, in quanto può
diventare un fattore di rischio per l’accertamento che ha solo nel processo la
sua sede naturale.
Aprire un dibattito su questi temi e riportarli sul giusto terreno delle
regole e delle garanzie è una scelta che privilegia il metodo del confronto,
anche interno, nella scia di una tradizione che da quel metodo ha tratto i
migliori risultati.
Così come è nostra convinzione che in un Paese democratico non possano esistere
zone franche immuni da controllo, allo stesso modo crediamo che anche tra di
noi non esistono realtà e persone sottratte al normale confronto.
Per questo respingiamo con decisione l’idea che Magistratura democratica possa
essere ritenuta strumento di delegittimazione o di normalizzazione, e
rivendichiamo la necessità che la magistratura sappia essere insieme
indipendente e responsabile.
Luigi Marini
Presidente di Magistratura democratica
(22 settembre 2012)