ROMA –
Sulle notizie giornalistiche relative al procuratore Paolo Mancuso e sui
presunti motivi del ritiro della proposta per la nomina a procuratore di
Napoli, data l’attuale incertezza sui fatti e fermo il naturale diritto
dell’interessato a chiarire e spiegare nelle sedi competenti le proprie
ragioni, non è allo stato possibile formulare una valutazione esaustiva sul
caso in questione.
Tuttavia,
se dovesse essere confermata l’ipotesi giornalistica secondo cui l’interessato
avrebbe richiesto l’intervento a personaggi delle istituzioni, notoriamente
indagati o imputati per fatti gravi, per ottenere l’appoggio di alcuni membri
laici del CSM per la nomina a procuratore della repubblica di Napoli, si
sarebbe certamente di fronte ad una violazione del codice etico dei magistrati.
L’art.10 del citato codice prevede, tra l’altro, che: “il magistrato che
aspiri a promozioni, a trasferimenti, ad assegnazioni di sede e ad incarichi di
ogni natura non si adopera al fine di influire impropriamente sulla relativa
decisione, né accetta che altri lo facciano in suo favore”.
D’altronde,
in linea di principio, va ribadito che la trasparenza dei comportamenti e
la credibilità dell’istituzione possono essere compromessi anche attraverso
condotte, atteggiamenti, stili, modi di fare che non oltrepassano la soglia
della illiceità disciplinare, e che tuttavia non sono tollerabili in una
società democratica che affida alla giurisdizione la tutela di beni primari per
gli individui e la collettività.
Piergiorgio Morosini (Segretario generale di Magistratura
democratica)