Come al solito (neanche una parola sui lavoratori)
Dopo
che l’Unione Europea ha più volte messo in mora l’Italia per l’inidoneità dell’azione di contrasto in materia di
infortuni sul lavoro; e dopo che il 2011 ha fatto registrare almeno altri 2500
morti per infortuni e malattie professionali (dati Inail, che non includono i
lavoratori in nero); l’attuale maggioranza pensa ad un ulteriore alleggerimento
della vita delle imprese, proseguendo sulla scia delle norme di
semplificazione succedutesi a raffica negli ultimi anni (è nato così anche
il c.d collegato lavoro).
Con l’art. 14 del decreto legge n. 5/2012 il governo
è stato delegato ad adottare uno o più regolamenti “volti a razionalizzare,
semplificare e coordinare i controlli sulle imprese”, allo scopo di evitare duplicazioni e recare il minore intralcio al normale
esercizio delle attività dell’impresa.
I
controlli saranno perciò improntati ad una collaborazione amichevole e
saranno soppressi o ridotti quelli nei confronti delle imprese in possesso
della certificazione di qualità(UNI EN ISO-9001).
Tutto
ciò al fine di promuovere lo sviluppo del sistema produttivo e la competitività
delle imprese e di assicurare la migliore tutela degli interessi pubblici.
In un ambito in
cui lavoro nero ed ineffettività delle garanzie si mantengono a livelli record (nonostante certificazioni di varia natura), il messaggio veicolato dal decreto legge è che la legalità
rappresenti un costo per la produttività ed intralci il lavoro delle imprese;
dunque la crescita esige che i controlli siano eliminati o ridotti (prima
quelli giurisdizionali, ora quelli amministrativi) .
Neanche
una parola sul diritto dei lavoratori alla tutela della salute e dell’integrità
psicofisica nei luoghi di lavoro.
Magistratura
democratica esprime grande preoccupazione per questo ennesimo indebolimento del
principio di legalità, già al di sotto del limite di tolleranza nel nostro Paese.
Carla
Ponterio Roberto Riverso