ROMA – “Senza entrare nel merito, anche questa vicenda dimostra come la magistratura italiana, nei
comportamenti concreti, coltivi il principio dell’eguaglianza di tutti i
cittadini di fronte alla legge.
Occorre avere fiducia nella
serietà e nella scrupolo professionale dei magistrati chiamati a
svolgere il delicato compito di accertare la verità.
Vale,
naturalmente, anche in questo caso come in tutti gli altri, la
presunzione di non colpevolezza dell’indagato sino ad una pronuncia
definitiva dell’autorità giudiziaria.
Al di là dei risvolti
penali, la vicenda in esame sollecita ogni magistrato ad una particolare
cautela nelle frequentazioni non solo nelle “terre di mafia”, e gli
organi di autogoverno alla massima incisività nei controlli
sulla correttezza dei comportamenti dei singoli non solo con
riferimento allo stretto esercizio delle funzioni giurisdizionali”.
Piergiorgio Morosini (Segretario Generale di Magistratura democatica)